Appena poco fuori Vienna sorge Villa Hermes, che è quanto di più prettamente austriaco si può vedere nella città. Forse anche troppo, talmente è idilliaca la ricostruzione di un perfetto villaggio bavarese. Fu infatti un piccolo “castello di sogno”, come lo chiamò l’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria quando la donò alla moglie Elisabetta di Baviera. Un sogno romantico, non ancora delirante come lo saranno i castelli di Ludovico II di Baviera, cugino di Sissi, eppure questo castello ha già qualcosa di decadente.
Il castello di sogno
Si iniziò a costruire nel 1882, nell’86 era quasi finito: venne fuori un piccolo villaggio che fungeva da riserva di caccia, con tanto di stalle per i cavalli dell’Imperatrice e anche una fontana coperta, con un gazebo di stile rinascimentale. L’imperatore l’aveva fatta costruire per amore di Sissi, insofferente alla vita di corte e per questo sempre in viaggio per l’Europa; questo castello sarebbe potuto essere il luogo di sogno in cui lei avrebbe amato restare. Fu dedicato alla divinità greca Hermes, il dio del viaggio, e una sua statua dello scultore Ernst Herter fu posta al centro del giardino. La coppia usava recarsi ogni anno in primavera in questa villa, fino alla morte di Sissi. Così, come la regina Maria Antonietta, austrica, aveva avuto il suo villaggio svizzero (Le Hameau) nei giardini di Versailles, anche l’imperatrice Elisabetta aveva il suo intimo villaggio rustico.
La stanza da letto
Il palazzo vero e proprio è grande, con stanze monumentali e decorate sfarzosamente, sebbene non tutte conservano il mobilio originario. Ce n’è una però che colpisce più di tutte ed è la stanza da letto dell’Imperatrice. Non eccessivamente grande, fu decorata interamente ad affresco dal pittore austriaco Hans Makart (1840-1884). Una stanza scrigno, corredata da un “letto di stato”, datato all’epoca di Maria Teresa, in cui Makart raffigurò , l’opera preferita dell’imperatrice Elisabetta, che nelle sue poesie amava identificarsi con Titania, la regina delle fate. Non solo questa stanza può considerarsi un capolavoro di pittura romantica, ma tutt’oggi è anche l’unica opera decorativa di Makart ancora esistente nella sua interezza.
Hans Makart
Makart raggiunse l’apice della fama nel periodo tra il 1870 e il 1880. Grandi tele teatrali, colori vivi e pulsanti (tanto che fu chiamato il mago dei colori), soggetti storici o mitologici sempre scelti nel momento tragico, arrivò a creare uno stile talmente personale e completamente diverso da quanto c’era prima, da essere chiamato Makartstil. Interessato anche alla decorazione, seguendo l’idea dell’opera d’arte totale, fu anche disegnatore di costumi, di interni e di mobili. Fu lui a curare, sotto ogni punto di vista, dai costumi fino alle scenografie, la parata per le nozze d’argento degli imperatori nel 1879. La decorazione della camera da letto di Villa Hermes fu uno dei suoi ultimi lavori, poiché morì nel 1884. Fu anche scelto per la decorazione allegorica del nuovo Kunsthistorisches Museum, che però iniziata nel 1881 rimase incompiuta e fu terminata dal suo giovane allievo Gustav Klimt.
Una vera e propria star ai suoi tempi, Makart trasformò il suo studio in uno dei luoghi più mondani della città e qui, nel 1875, organizzò una festa in costume in onore di Wagner, suo amico. La sua pittura può considerarsi il punto massimo raggiunto dalla pittura romantica ottocentesca, il pittore accademico che ha in sé già il germe della decadenza. Suo allievo infatti sarà Klimt, il massimo rappresentante viennese del simbolismo di primo novecento. Come da tanta pienezza può derivare una riduzione grafica come quella klimtiana? In Makart la pittura di storia non è più storia, ma una messa in scena in cui l’alta borghesia viennese si mette in posa in pomposi costumi d’epoca. La decorazione diventa più importante dell’idea, il generale viene sottomesso dal particolare, l’immagine è grande e composita ma si sgretola ed è sul punto di dissolversi. Questa è la decadenza: la disintegrazione di un tutto. Makart dunque è imprescindibile precedente artistico per pittori come Klimt, Schiele e tutti gli altri artisti dello Jugenstil.
Scalone principale:
Salottino:
Stanza pompeiana:
Camera da letto di Hans Makart:
Stanza bianca:
Salone in legno:
Sala da pranzo:
Stalle e rimesse:
Riserva di cervi:
1 Commento a “Villa Hermes, Vienna”
Ho apprezzato moltissimo Villa Hermes. Sto approfondendo Klimt per i miei studenti di liceo, e trovo le foto della Villa davvero esaurienti. Non ho visto però quale sia la decorazione per mano di Klimt. Forse nella sala con una parete interamente rivestita di un dipinto nudo? Complimenti per il tuo blog, davvero ben fatto