Nessuno potrebbe immaginarlo ma Tbilisi, capitale della Georgia, nasconde un patrimonio art nouveau non indifferente e tale da rivaleggiare con città come Praga, Riga, Budapest, sebbene ad oggi non sembra avere l’apprezzamento che merita. Come un movimento così europeo sia penetrato fin al centro del Caucaso è ancora da spiegare: si è pensato ad influssi provenienti dalla Germania/Austria, trasportati attraverso la Russia, senza dimenticare che la Georgia ha comunque degli sbocchi sul Mar Nero che possono aver facilitato la diffusione di mode. Ad ogni modo i primi edifici art nouveau compaiono tardi rispetto al fenomeno europeo e solo ai primissimi anni del ‘900. Chi passeggia per Tbilisi, in zone che non siano centralissime, noterà come sono per lo più in disfacimento, quando non a pezzi. Quello che sembra evidente non è soltanto l’abbandono, ma un certo disinteresse per questo stile architettonico. Il motivo è riconducibile al fatto che in seguito all’occupazione sovietica, iniziata a partire dagli anni ’20, è stato soppiantato alquanto drasticamente in nome di un’architettura più funzionale e razionalista. L’art nouveau veniva visto come uno stile frivolo e troppo legato al mondo borghese continentale, così che se ne è stroncata sul nascere la diffusione, praticando quasi una rimozione di questo stile. Si spiega così anche la lacuna a livello accademico di studi specifici.
Molti edifici rischiano, visto le stato delle cose, di crollare e rovinarsi così tanto da non lasciar altra possibilità che la demolizione. Basti guardare l’edificio art nouveau più antico di Tbilisi che si trova su Rome Street: costruito dall’architetto georgiano Simon Kldiashvili nel 1902, con i suoi balconi ondulati e i volti di donna che decorano i finestroni è forse quello più vicino allo stile floreale francese, ma oggi purtroppo versa in pessime condizioni. Migliore è lo stato del grande edificio al 12 di Daniel Chonkadze Street, opera dell’architetto M. Ohajano. Al suo interno ha belle vetrate colorate che ricordano un po’ quelle secessioniste, purtroppo però le fondamenta stanno cedendo da un lato e le mura interne sono percorse da crepe enormi. E’ solo dagli ultimi dieci anni che alcune costruzioni hanno subito restauri conservativi, come ad esempio il bellissimo condominio su Machabeli Street: opera dell’architetto armeno G. Sarkesian, al suo interno nasconde decorazioni colorate in stile ispano-moresco, con finestre a forma di stella di Davide. Sul pianerottolo del primo piano è appeso uno specchio rotto: si dice che si incrinò quando Berija, il terribile braccio destro di Stalin, si specchiò e da allora non fu mai riparato. Altro edificio perfettamente integro e restaurato è sede dell’odierna Biblioteca Nazionale del Parlamento, costruito appositamente nel 1913-16 dall’architetto Anatoly Kalgin.
Aldilà di queste eccezioni, è comune passeggiare per Tbilisi e affacciarsi in ingressi che rivelano pavimenti inclinati, scale dissestate, mura rovinate, facciate fatiscenti e moltissime di queste case in vendita per prezzi irrisori perché i locali preferiscono di gran lunga appartamenti moderni. Ma molti di questi edifici, benché ormai cadano veramente in pezzi e non sono mai stati restaurati da quando sono stati costruiti, sono comunque abitati. E’ solo dagli ultimi 10 anni che alcuni di questi palazzi hanno cominciato ad attirare l’attenzione dei locali e sono cominciati i primi restauri. Sembra quindi che la situazione migliorerà e anche la sensibilità inizia a cambiare: dal 2006 Tbilisi è entrata a far parte dell’Art Nouveau European Route.
Diverso è il caso dell’Opera e Teatro del Balletto, situato sul Rustaveli Avenue, la strada principale della città. Il grande edificio in stile moresco è anche la più importante opera della Georgia e uno dei più antichi monumenti dell’est Europa. La sua costruzione inizia come teatro Caravanserai nel 1848, sotto la supervisione dell’architetto italiano Scudieri e poteva contenere 800 persone. Dumas, che visitò Tbilisi nel 1851, definì quest’Opera “il palazzo delle fate, non solo per la ricchezza delle decorazioni, ma anche perché sono di un gusto delicatissimo”. Purtroppo un incendio molto grave distrusse quasi completamente il palazzo nel 1874 che fu così fu rifatto, sempre in stile neo-moresco, nel 1896 dall’architetto Victor Johann Gottlieb Schröter e l’opera proseguì con moltissime rappresentazioni teatrali soprattutto russe e italiane. Circa un secolo dopo, nel 1973, un secondo incendio distrusse nuovamente tutti gli interni, compresi moltissimi documenti d’archivio, costumi storici, scenografie, carte e oggetti da museo.
Il restauro che ce la restituisce è recentissimo, terminato solo nel 2016 dopo 6 anni, ha ampliato spazi e mantenuto lo stile originario: oltre alle tre sale per il balletto, due per l’opera e una per l’orchestra, le sale più belle sono quelle nel foyer. Dalla doppia scalinata si accede alla Sala Rossa, e due sale blu azzurre, abbellite da decorazioni mudejar e pareti di specchi con cornici in oro.
La vera perla dell’art nouveau a Tbilisi è però la Writer’s House of Georgia, su Machabeli Street. Il palazzo, che dalla strada rimane nascosto se non fosse per lo splendido portale in ferro battuto, fu costruito tra il 1903 e il 1905 per volere di David Sarajishvili, un ricco imprenditore e produttore di brandy, laureato in chimica e filosofia, in occasione del suo 25° anniversario di matrimonio con Ekaterine Porakishvili. La costruzione fu subito un evento rilevante per la città e il palazzo divenne un centro importante, frequentatissimo da tutta la società artistica e culturale di Tbilisi, ospitando eventi di arte, mostre, incontri di poeti e scrittori, ma anche feste tradizionali georgiane. David Sarajishvili però morì prima del previsto (1911) e, senza eredi, avrebbe voluto lasciare la casa ad uso di artisti e scrittori georgiani. La proprietà passò alla moglie, che dove varie vicissitudini fu costretta a metterla all’asta e fu comprata da Akaki Khoshtaria, un imprenditore filantropo, che rese effettivamente la casa un luogo d’incontro per scrittori e artisti. Fu allora che letterati quali Paolo Iashvili, Titsian Tabidze, Mikheil Javakhishvii, Pavle Ingorokva, Galaktion Tabidze, Konstantine Gamsakhurdia, Giorgi Kuchishvii frequentarono la casa, rendendo questo un luogo di vivacità intellettuale e di grande apertura alle novità culturali.
Purtroppo, l’occupazione sovietica a partire dagli anni ’20, rese via via più difficile mantenere questa libertà, fino a quando Akaki Khoshtaria fu costretto a lasciare il paese. Fu in questo passaggio, nel 1937, proprio nel momento in cui si stava tenendo la riunione che avrebbe cambiato le sorti della Writer’s house, che uno dei poeti più legati alla casa, Paolo Iashvili, pur di non finire nelle mani dell’armata rossa si suicidò con un colpo di pistola al secondo piano dell’edificio.
Fortunatamente la casa è rimasta così come fu costruita agli inizi del’900: una perfetta fusione tra lo stile art nouveau europeo e peculiarità georgiane, come i balconi in legno che affacciano sul giardino interno. Fu infatti progettata e costruita dall’architetto tedesco Carl Zaar, in collaborazione con gli architetti di Tbilisi Aleksander Ozerov e Korneli Tatishev. La sala più bella è il grande salone al primo piano, autore della squisita boiserie fu Ilia Mamatsashvili, intagliatore georgiano, ma tutta la sala risente molto dell’influenza secessionista. Altre salette più piccole si trovano sempre al primo piano, come quella verde sempre secessione o quella più francese; da qui si accede anche al Café Littera, situato nel giardino interno, uno dei più eleganti ristoranti della città.
Non solo la Writer’s House è un bellissimo luogo aperto a tutti, che ospita conferenze, lezioni, mostre e seminari, ma dal 2017, all’ultimo piano, è stato creato un appartamento che serve da hotel, usato per ospitare scrittori e artisti che spesso lavorano, tengono conferenze o espongono nelle sale al primo piano. Il bellissimo appartamento, così come le camere, sono state arredate da Guga Kotetishvili, uno scenografo georgiano che lavora soprattutto per il cinema. Si vede infatti la cura estrema e la peculiarità dell’arredamento che è una fusione perfetta tra l’art nouveau e una sensibilità moderna coniugata allo stile locale. Il salotto e il corridoio in verde sono abbelliti da tappetti e carta da pareti a fiori; nella sala da pranzo invece predomina il celeste e termina con un grazioso bovindo che affaccia sul giardino interno. Le camere sono 5 ognuna arredata diversamente e dedicata ad un poeta connesso in qualche modo con la Georgia: Alexandre Dumas, di stile francese; Nizami Ganjavi di stile orientale; Marjory and Oliver Wardrop in stile inglese; Boris Pasternak in stile russo e John Steinbeck in stile americano.
More infos in english here:
Writer’s house history and residency
Tbilisi Art Nouveau huffingtonpost.com ; georgianjournal.ge
Art Nouveau buildings
Probably the first art nouveau building in Tbilisi by architect Simon Kldiashvili, 1902:
Building at Daniel Chonkadze Street by architect M. Ohajano:
Building at Machabeli street by armenian architect G. Sarkesian :
The National Parliamentary Library :
More art nouveau buildings:
house where Čajkovskij’s brother used to live:
The so called Devil’s house:
Tbilisi Opera and Ballet Theatre
The Writer’s House
Main Hall:
Inner Garden:
Secession room:
Staircase to the 2nd floor:
Second Floor:
Café Littera from the second floor:
The Hotel on the 3rd floor:
Oliver/ Marjory Wardrop (British) room:
Alexandre Dumas (French) room:
Boris Pasternak (russian) room:
The main door:
5 Commenti a “Tbilisi Art Nouveau, Georgia”
Meraviglioso, prezioso, raro
Grazie Paolo <3
…un mondo a parte !!!!
Bellissime foto….
mi convinco sempre di più che potrebbe essere una prossima meta per una vacanza………senza tanti connazionali.
Grazie in ogni caso, Tullio
La consiglio a tutti, grazie per il commento!
Thanks, it’s great to see my favorite city in the new light …
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