Fossombrone è un cittadella di provincia della provincia del centro Italia. La Quadreria Cesarini è l’essenza stessa del gusto provinciale di una buona famiglia anni’30, piena di piccole cose buone di pessimo gusto. Nessuno si aspetterebbe di trovare nulla di superlativo nella collezione d’arte di quello che fu il suo proprietario, il notaio Giuseppe Cesarini. Invece la sua raccolta include capolavori bellissimi di quello che fu un grande pittore, Anselmo Bucci, uno dei fondatori del gruppo “Novecento”.
La Quadreria Cesarini è oggi il luogo che raccoglie più opere di A. Bucci, fatto che si deve all’amicizia che legò il notaio all’artista, entrambi nati a Fossombrone. Alcuni dei suoi quadri più famosi e più belli si trovano qui, come “Gli amanti sorpresi”, “Autunno”, “Giuditta”, “Leda Moderna”.
L’altro fondo importante delle opere di Bucci è La Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano, che conserva oltre quattrocento sue incisioni, mentre un piccolo nucleo di bei dipinti si trova a Monza, dove morì, alla Galleria Antologia.
Giuseppe Cesarini, il notaio collezionista
Quella che oggi è una casa museo, era la casa del notaio Giuseppe Cesarini, il quale qui visse e lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1977. Molto benestante, cominciò ad interessarsi d’arte e, a partire dalla fine degli anni ’30, iniziò a collezionare opere di artisti a lui contemporanei, come Giorgio Morandi, Achille Funi, Marino Marini, Francesco Messina, Gino Severini. Quadri di ottima qualità, non certo prodotti di una cultura attardata. Tra tutti però Cesarini fu collezionista di Anselmo Bucci, anche lui nato a Fossombrone e suo amico. E’ con il ritratto che Cesarini si fece fare dall’amico Bucci, nel 1934, che il notaio cominciò la sua collezione, la quale divenne estesa a tal punto che Cesarini fu costretto a progettare uno spazio espositivo autonomo per i suoi artisti. Alla fine degli anni ’40 creò un nuovo studio e una nuova camera da letto e riallestì il salone grande, ora dedicata a Bucci. Quando fu inaugurata, nel 1951, il pittore era ancora vivo e fu presente.
Anselmo Bucci, il pittore
Bucci, al contrario di Cesarini, non ha nulla di provinciale. Sebbene nato a Fossombrone nel 1887, si spostò subito a Monza e già dal 1906 era a Parigi, grazie all’amicizia di Leonardo Dudreville. Visse a Montmartre, a contatto con Modigliani e Severini, gli italiani emigrati come lui. All’epoca improvvisava, viveva solo e in ristrettezze, disse: “Sono arrivato a Parigi nel 1906, ho fatto il primo pasto nel 1910”. Si accostò subito ad un tipo di illustrazione post-impressionista, sperimenta l’acquaforte, la litografia e la puntasecca, ogni cosa era spunto per disegnare. Fu apprezzato soprattutto come incisore, tanto da essere lodato anche da Apollinaire. Degli impressionisti coglie la sensazione del momento, ma ci mette del suo, la realtà la prende, la incide, è materica e in questo rimane italiano. Raccoglie le sue incisioni in diverse serie: Paris qui bouge (59 incisioni) del 1909 è la più importante; Le petit Paris qui bouge (25 incisioni), 1908; I vecchi (12 incisioni), 1908; Rouen (9 incisioni), 1908.
Quando si allontana da Parigi, intorno al 1912-13, fa dei viaggi in Sardegna, in Africa, nel Sud della Francia e ne escono altre raccolte di incisioni come Algeri notturna (6 incisioni), 1912; Bretagna (8 incisioni). In lui la grafica non è mai disgiunta dallo scopo di documentare dal vivo e in questo l’incisione dà di più del disegno, è più viva. Allo scoppio della I Guerra Mondiale, si arruola volontario né smette di disegnare. E’ uno dei più prolifici artisti al fronte, un pittore soldato, che continua a incidere ciò vede. Al termine ritorna a Parigi, dove però l’ansia di avanguardia non gli piace molto, a lui interessa la figura e la forma. Sorprende come l’artista filofrancese e post-impressionista diventi invece il fondatore di uno dei movimenti più italiani e più conservatori. Avvicinatosi a Margherita Sarfatti, amante del Duce, nel 1922, insieme con Sironi, Funi, Dudreville, Malerba, Marussig e Oppi fonda il gruppo del “Novecento”. Il nome del gruppo si deve proprio a Bucci, che nel 1926 partecipa alla I Mostra del Novecento Italiano. Il gruppo intendeva basarsi su una difesa della figuratività tradizionale, di fatto italiana, e una resistenza alle avanguardie d’oltralpe.
Gradualmente si distacca anche dal Novecento, per tornare alle incisioni e ai disegni. Curioso annotare che Bucci, insieme con Orio Vergani, segue il Giro d’Italia del 1940 dominato da Fausto Coppi, illustrandolo con piccole tavole. Anselmo Bucci è uno di quei pittori anche scrittori, capace di scrivere frasi come: “Tu sei bella e fresca. Io sembro un vecchio. Tu hai dormito le notti che io ho passato a pensarti”. Nel 1930 vince il Premio Viareggio con “Il pittore volante”, la sua autobiografia romanzata. Negli anni 1949-1950, partecipa alla costituzione dell’importante collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, inviando, con un autoritratto, Il ponte sul Metauro; la Collezione oggi è conservata nella Pinacoteca Civica di Forlì. Morirà a Monza nel 1955.
Salotto Rosso:
Il salotto rosso è il tentativo di creare un angolo di Parigi in una casa della provincia italiana. Suggestivo l’angolo con i tendaggi rossi che creano lo spazio intimo con le poltrone in cuoio e la lampada in ferro battuto: danno l’idea di fumoir. Alle pareti il bellissimo il dipinto “Giuditta” di Bucci alza il tono, che però viene contrastato dagli improbabili affreschi sul soffitto, forse eseguiti dallo stesso Cesarini. Il mobilio oscilla tra tendenze di settecento e ottocento, da cui deriva un senso di inappropriatezza. I tappeti, i vasi, i soprammobili completano l’arredo dando la sensazione di un agio ostentato e discordante. Ciononostante questa è la stanza più bella.
Camera da letto:
Così come appare oggi, la camera da letto è stata modificata quando morì la moglie di Cesarini. Particolare è il bassorilievo in porcellana come testata del letto, il resto è un mobilio modesto, dai toni quasi melensi, come a ricreare un’intimità fatta di piccole cose di pessimo gusto.
Salotto rosa:
Il salotto rosa è diametralmente opposto a quello rosso. Se l’ultimo è maschile, questo è sicuramente più femminile, sembra il salotto buono per il tea con le amiche, stucchevole nei colori, tenero negli arredi che variano ingenuamente da uno stile barocchetto fine ‘700 ad uno ottocentesco di finto rococò.
Sala da Pranzo:
Il salotto si presenta come luogo serioso, commistione tra una cultura benpensante di stampo ottocentesco e la tradizione culturale della famiglia Cesarini, il quale vi ha innestato anche sue personali scelte di gusto. Il mobilio è di ispirazione rinascimentale, con vasi in ceramica dipinta, alle pareti ritratti di famiglia. Nel mezzo di questo pastiche spiccano per qualità le sculture di Antonio Corsi e i quadri di Bucci “Il violoncellista” e “Autunno”.
Lo studio:
Lo studio del notaio è arredato con un massiccio mobilio di legno scuro che trasmette senso di austerità. Al centro il grande tavolo con i registri, nelle credenze vari oggetti più o meno preziosi (tra frammenti archelogici e piccole statutine, spicca un bronzo di Renato Brozzi). In un angolo c’è un accenno di boudoir con cuscini e divanetto in velluto, alle pareti un bronzo di Vincenzo Gemito, il ritratto tardo di Cesarini “L’amico dei fiori” (1946) fatto da Bucci e un dipinto dello stesso Cesarini, il ritratto di sua moglie.
La Signora Cesarini, Giuseppe Cesarini
L’acquaiolo, Vincenzo Gemito e “L’amico dei fiori – ritratto di Giuseppe Cesarini”, Anselmo Bucci, 1946
Gli amanti sorpresi (dettaglio),
un grifone in ferro battuto sulle scale
Altre opere di Anselmo Bucci: