Palazzo Vertemate Franchi a Piuro in Valchiavenna

Dove: Via del Palazzo Vertemate, 23020 Piuro (SO)
Orari: 01 giugno al 01 novembre tutti i giorni, tranne mercoledì. Visite guidate su prenotazione alle ore 10 – 11 – 14.30 – 15.30 -16.30
Contatti: biglietteria@valchiavenna.com
Sito: www.palazzovertemate.it
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Come mai una villa con giardino all’italiana, così come se ne possono vedere facilmente in Toscana o nel Lazio, sorge così isolata in questa valle a due passi dalle Alpi? Un tempo Piuro era un passaggio molto importante tra il Nord e il Sud Europa e, grazie alla sua posizione privilegiata nei transiti commerciali, aveva sviluppato una fiorente attività commerciale.

Palazzo Vertemate sorge in un luogo isolato rispetto all’abitato odierno: l’antico borgo di Piuro infatti fu distrutto da una frana nel 1618. L’evento drammatico, che ebbe risonanza internazionale, investì tutto il paese tranne questa zona e causò anche la morte della maggior parte della famiglia Vertemate e la distruzione del loro palazzo di città. 
Il paese verrà poi ricostruito con il nome di Borgonuovo: della vecchia Piuro non rimane che il Palazzo che oggi possiamo visitare. 

La storia della villa

Il Palazzo fu eretto nella seconda metà del XVI secolo dai fratelli Guglielmo e Luigi Vertemate Franchi, appartenenti ad una delle famiglie più ricche della città, che aveva fatto molta fortuna con il commercio della pietra ollare e della seta. La famiglia Vertemate arriva qui nel XIII secolo e nel ‘500 raggiunge un livello di ricchezza tale da voler costruire, oltre al palazzo di rappresentanza cittadino, anche una residenza di periferia, un vero e proprio casino di delizie. 

La facciata è sobria ed essenziale e non fa immaginare la ricchezza delle decorazioni e degli arredi degli spazi interni. Varcata la soglia del portale bugnato, con incisi i nomi dei due fratelli che fecero costruire il palazzo e con il loro stemma sulla chiave del’arco, si entra nell’atrio. Il palazzo ha 3 piani e tutte le stanze sono decorate da affreschi tratti dalla mitologia, in particolare dalle metamorfosi di Ovidio. Non si sa esattamente il nome di chi realizzò gli affreschi: un tempo li si attribuivano ai fratelli Campi, poi si fece il nome di Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco. Ora si torna a ipotizzare che i dipinti siano dei Campi, con i milanesi Aurelio Luini e Giuseppe Meda e il bresciano Lattanzio Gambara. Non abbiamo alcuna notizia dell’architetto autore del progetto e rimangono ignoti anche gli artisti che eseguirono i meravigliosi soffitti in legno. Purtroppo, infatti, tutto l’archivio di famiglia e i documenti custoditi un tempo nella dimora residenziale andarono persi nella frana; ciò che rimase si disperse col tempo, nei vari passaggi di proprietà. 

Alla morte dell’ultimo Vertemate, nel 1879, il palazzo e tutti i possedimenti correlati, rimasero abbandonati, i mobili finirono dispersi e i terreni incolti fino a quando la dimora fu acquistata dall’antiquario milanese Napoleone Brianzi. Il Brianzi curò il restauro ed il nuovo arredo del palazzo, introducendovi pezzi d’epoca provenienti da altre dimore, di cui pure rimane solo una parte.

Dopo il 1937 la proprietà passò ad A. Feltrinelli e L. Bonomi, che nuovamente la arricchirono di arredi di pregio e le assicurarono la necessaria manutenzione. L’ultima proprietaria, Maria Eva Sala, ereditata la dimora dal marito, decide di donarla alla comunità e al Comune di Chiavenna nel 1985.
Dal 1988 il palazzo è Casa Museo del Comune di Chiavenna, che ha provveduto al restauro delle opere lignee interne, ai quadri ed alla catalogazione di tutti gli arredi e oggetti contenuti nel palazzo. Nel 1995 il comune ha inoltre deliberato di estendere a tutta la componente vegetale del complesso il carattere museale finora attribuito al solo palazzo.

Il giardino

Strutturato su due livelli, il giardino del palazzo comprende la peschiera e la balaustra a doppia esedra. Vi sono poi il frutteto, il vigneto, il castagneto, l’orto e una serie di edifici rustici essenziali per la conduzione delle attività agricole che si svolgevano nella tenuta, come il torchio e la ghiacciaia.

Nel versante a valle del palazzo c’è il frutteto e il grande orto, con verdure e tantissime varietà di fiori, mentre nella parte più bassa c’è il vigneto, dalle cui uve nasce il Vertemate Vino Passito

Nel versante a monte del palazzo si sviluppa il castagneto che, insieme al resto della vegetazione, veniva irrigato anche grazie ad un ingegnoso sistema di irrigazione che portava l’acqua da una sorgente a nord. L’acqua arrivava anche alla grande peschiera, utilizzata come vivaio ittico, e collocata vicino al giardino all’italiana che ha nel mezzo una fontana con una grande statua di Ercole. 

Oggi

Il complesso Vertemate Franchi si accinge ad essere un polo di interesse culturale a più valenze; accanto a questa globale accezione museale, esiste già la tradizione dei concerti estivi all’aperto, soprattutto nei mesi estivi. Il vigneto, riattivato, e il castagneto, incentivato, daranno luogo ad una produzione di “origine controllata”, di cui i visitatori potranno fruire direttamente.
Una adeguata attrezzatura della balconata che prospetta sul vigneto e sulla valle consentirà di svolgere manifestazioni culturali e mondane in uno scenario di elevata qualità ambientale.

IL GIARDINO

il frutteto la chiesetta della famiglia Vertemate la peschiera la fontana di Ercole

IL PALAZZO
Piano terra

Nel corridoio d’entrata, che si apre in un cortiletto interno dal quale si può vedere il castagneto, si incontrano le allegorie dei quattro elementi, cui fanno riscontro sulla volta Giunone, Cerere, Bacco e Priapo. Le figure sono tutte prive degli occhi, cancellati nei secoli successivi probabilmente per motivi scaramantici.

Dal corridoio si accede, a sinistra all’ampia sala di Giove e Mercurio, la più imponente e decoratissima da affreschi, con un grande camino centrale; a destra alla Stanza di Giunone, con le pareti rivestite in legno con pregevoli intarsi e il soffitto affrescato. I dipinti narrano la storia di Callisto di cui si innamorò Giove che, per farla sfuggire alla furia di Giunone, tramutò lei e il figlio da lei avuto nella costellazione dell’Orsa Minore e Maggiore.

In questo ambiente, dove dopo il 1618 si tennero anche processi contro presunte streghe, si legge in una tarsia l’unica data che si trova nel palazzo: “1577”. In un altro angolo della porta c’è la sigla dei due fratelli e, sopra la porta dello studiolo segreto, si legge il motto INDVSTRIA AVGET IMPERIVM, che racchiude la filosofia dei Vertemate: il darsi da fare, nel commercio, accresce il potere. Attrazione della sala sono le sedie con gli schienali incisi e la meravigliosa stua maiolicata, probabilmente proveniente da Norimberga.

il corridoio Sala di Giove e Mercurio stanza di Giunone la data 1577 lo studiolo segreto il motto della famiglia Vertemate la sala da pranzo

Primo piano

Nelle scale tra un piano e l’altro viene esposta la quadreria della villa, che ancora necessita di qualche restauro e di uno studio più approfondito. Si accede poi alle stanze: il “guardaroba”, la camera della signora e la camera di Napoleone o “della stua”, speculare a quella di Giunone che è posta sotto (sono le uniche due stanze ricoperte di boiserie, con una stua e con un camerino segreto). 

La camera di Napoleone è completamente rivestita in legno. Si racconta che sarebbe stata approntata per ospitare Napoleone Bonaparte, chiamato in aiuto contro i Grigioni che in quegli anni controllavano la zona, ma di fatto non avvenne mai. Molto più probabilmente il nome si deve al suo proprietario Napoleone Barzi (che appose la N anche ai piedi del letto).
Nella stanza si trova un’altra bella stufa di origine tedesca e tutto il mobilio tipico da camera da letto, con quadri devozionali, specchi e piccoli scrittori e librerie; le finestre incorniciano il paesaggio circostanze e molto graziosa è la toletta nella stanza segreta. 

stanza di Napoleone la toletta segreta altre stanze il castagneto questa sala doveva probabilmente essere la biblioteca o l’archivio

Secondo piano:

L’ultimo piano racchiude una serie di stanze che hanno tutte i soffitti in legno, uno diverso dall’altro: sale degli amorini, delle arti o degli amori, delle Cariatidi, dello zodiaco, la stanza del vescovo e quella del Carducci. 
Nel corridoio, tra altri dipinti, ci sono due grandi tele molto importanti che ritraggono Piuro prima e dopo la frana del 1618.  

La Stanza delle Cariatidi era la camera da letto dei proprietari: si distingue per essere la più grande decorata.

La sala più grande del piano è il Salone dello zodiaco, tra altre storie mitologiche, sono rappresentati i segni zodiacali e le attività agricole che caratterizzavano i singoli mesi. Il soffitto è in legno intagliato riccamente decorato; un modellino di una nave sembra ricordare la partecipazione della famiglia ai preparativi per la scoperta del nuovo mondo. 

Da qui si accede all’attigua stanza del vescovo, così chiamata perché vi dormirono alcuni vescovi di Como, quando visitavano la loro ampia diocesi. Tra questi anche il cardinale Carlo Ciceri che, il 3 luglio 1690, consacrò la chiesetta che i fratelli Francesco e Daniele Vertemate avevano fatto costruire in onore di S. Maria incoronata. Su una parete è dipinto l’efferato episodio mitologico della trasformazione di Aracne in ragno da parte di Atena.

La visita del palazzo si chiude con la camera che venne intitolata a Giosue Carducci, che fu ospitato in questa villa, quando usava frequentare Madesimo per fare la cura delle acque. 

sale degli amorini Sala delle Cariatidi dipinto che raffigura Piuro prima della frana del 1618 Salone dello Zodiaco stanza del vescovo stanza di Giosue Carducci
l’affresco di Aracne

USCITA E CHIESA

Prima dell’ingresso della villa si incontra la chiesetta di Santa Maria Incoronata, datata 1680, ed eretta come cappella sepolcrale per la famiglia, anche se nessuno riposa tra le sue mura. Sul pavimento risalta lo stemma dei Vertemate Franchi mentre gli affreschi raffigurano San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova.


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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