Delle tante volte che sono stata a Parigi, quest’ultima è stata la più bella. Complice il malinconico clima autunnale e una bronchite, che mi ha preservato da visite serrate a musei e mostre, ho goduto del solo passeggiare. La flânerie mi ha portato attraverso i passages, gallerie coperte per gli acquisti create nella prima metà dell’800 e poi cadute in disuso, quando non distrutte, in epoca haussmannina, ma che ancora mantengono il fascino di una volta. Si possono incontrare, infatti, ristoranti storici e negozietti curiosi; è qui che, più di ogni altro luogo, posso sentire l’atmosfera parigina.
Al Palais Royal, invece, entro nella boutique del profumiere Serge Lutens, raffinatissimo antro esoterico immerso in una luce blu. Decorato con simboli astrologici, soli, lune e un cielo di stelle, al centro una scala elicoidale porta la piano superiore dove c’è un salottino che dà sul parco e, poi ancora, una stanza in stile gotico le cui lampade, accendendosi, emanano profumo di cedro: il boudoir personale di Serge Lutens. Poi, prima che il giorno muoia, un tea alla Maison Souquet, un hotel decorato in stile ispano-moresco da Jaques Garcia, come molti altri alberghi e locali a Parigi.
Ho rivisto però il piccolo museo della Vita Romantica, una villetta verde che fu la casa di George Sand, di cui conserva molti cimeli. Sembra di essere in campagna, il museo ha anche un delizioso giardino d’inverno e un bel giardino esterno, dove ero già venuta in estate. Infine il mio museo preferito: la casa studio di Gustave Moreau (a cui dedicai già un post qui). Oltre a conservare gli arredi di una tipica casa di fine ottocento, il museo espone su due piani quasi tutta la produzione artistica di Moreau, il primo dei pittori simbolisti. Al centro, la grandiosa scala a chiocciola unisce il secondo e l’ultimo piano, si sale come un’ascesa in cielo.
Musée de la Vie Romantique:
Maison Souquet:
me by Louise Ebel
Passages:
Serge Lutens:
Musée Gustave Moreau:
