Proprio nel cuore del primo Rione di Roma, Monti, si trova una casa museo privata. Uno studio, più che una casa, in cui il proprietario Niccolò Maria Mottinelli, un giovane storico dell’arte di origine romana ma di formazione internazionale, ha voluto creare il proprio spazio, ispirandosi alle case museo ottocentesche.
Maison Musée Dorée, questo è il nome che ha voluto dare al suo spazio, si configura come un omaggio al concetto stesso di casa museo e contiene, tramite piccoli ed evocativi dettagli, richiami alle case museo più belle e più amate da Niccolò: Mario Praz a Roma, Leighton House e John Soane a Londra, il Vittoriale di d’Annunzio a Gardone Riviera, solo per citarne alcune.
Chi è Niccolò Maria Mottinelli
Tutto inizia dall’archeologia: a 12 anni Niccolò visita la Grecia con sua madre, sulle orme della guida di Pausania. Rimane folgorato dalla bellezza delle rovine e decide in quel momento che avrebbe studiato archeologia. La passione si tramuta in studio universitario fino a conseguire un dottorato in archeologia classica, come allievo del Prof. Eugenio La Rocca, partecipando anche a varie campagne di scavo, in Italia e all’estero, tra cui quella più lunga in Turchia.
L’amore per l’archeologia e per gli studi classici rimarrà per sempre, ma dopo la laurea Niccolò si avvicina progressivamente alla museologia e si interessa agli allestimenti museali: “mi interessa valorizzare l’oggetto al massimo”. Così finisce per specializzarsi in storia del collezionismo antiquario e allestimenti museali con un dottorato su John Soane “l’ho studiato per 3 anni. Se penso al posto più bello del mondo, mi viene in mente la sua casa museo”.
Maison Musée Dorée
L’idea di creare una propria casa museo nasce su ispirazione delle case-museo dei collezionisti europei nel XIX secolo, spesso concepite non solo come residenze e luoghi di esposizione, ma anche come accademie private, biblioteche, circoli intellettuali, occasione di dialogo e conoscenza per studenti, artisti e appassionati.
Quando Niccolò acquista lo spazio, nel 2013, era un atelier di un artista che faceva ceramica e vetri piombati. Decide di trasformarlo nel suo studio e biblioteca per uso privato e dal 2017 lo ri-allestisce completamente, fino a trasformarlo in quella che chiamerà Maison Musée Dorée, un circolo culturale concepito come luogo di incontro e condivisione. Negli anni a seguire, infatti, insieme alla linguista Beatrice Palazzoni, vi ha organizzato seminari, lezioni, concerti, incontri, mostre, con l’obiettivo di promuovere la cultura attraverso una tipologia di luogo che nei secoli si è andata perdendo, sostituita da contesti didattici più formali.
Al fine di farne un luogo di studio, così come un vero e proprio salotto letterario, mette a disposizione dei frequentatori la sua biblioteca, composta da oltre 2000 volumi di archeologia, autori classici, storia dell’arte e studi museali, con particolare attenzione per i cataloghi e le case-museo. A questa si aggiunge l’archivio John Soane, che vuole essere un punto di riferimento nello scenario romano per i Soane Studies, raccogliendo diversi materiali connessi con la figura di Soane e la sua casa-museo: libri, riviste, stampe, lettere, oggetti d’arte, fotografie e cartoline storiche, etc.
Le case museo
Gli oggetti esposti nella casa sono stati acquistati da Niccolò nel corso degli anni e vengono dai suoi viaggi in giro per il mondo. In particolare mi racconta la storia di una testa femminile in stile liberty, presa da un antiquario a San Francisco: “si tratta probabilmente di un elemento decorativo di un palazzo, crollato durante il terremoto di inizio ‘900. Infatti è in ghisa rivestita di gesso, pesantissima! Quando l’ho comprata l’ho trasportata io stesso, a piedi, fino al mio albergo. Penso che le cose belle in qualche modo vadano guadagnate, come se si dovesse espiare una colpa prima di poterle possedere. Non la venderei mai”.
Quella che qui ha creato Niccolò è la sua idea di casa museo e anche un omaggio ai suoi posti del cuore: la parete piena di miniature è un omaggio a Casa Mario Praz; l’angolo orientaleggiante con la panca intarsiata in osso e le piume di pavone sono un riferimento alla Leighton House a Londra; la frase che fa scrivere sul cornicione del soppalco “IO HO QUEL CHE HO DONATO” è ovviamente una citazione del Vittoriale che, dice, “è per me l’espressione perfetta della casa museo”. Il pilastro rosso con i calchi in gesso è un riferimento al John Soane Museum: “è lo stesso rosso che si trova al museo, l’ho fatto fare apposta. Soane voleva ispirarsi al rosso pompeiano. Ho anche una lettera autografa del figlio, George, e il Penny Magazine del 1833, una specie di rivista annuale in cui c’è l’articolo della prima apertura del museo al pubblico”.
L’attrazione per le case museo deriva dai suoi studi, ma si aggiunge anche una memoria personale, che agisce come suggestione: “mia nonna materna aveva una casa bellissima ed era maniaca dei dettagli. Dopo la sua scomparsa, ho abitato da solo in questa grande casa nei due anni passati. Sicuramente la passione per l’arte viene anche un po’ da lei, perché sin da bambino mi portava alle mostre e mi parlava di arte e archeologia”. Il fascino per epoche storiche passate, soprattutto per la Londra vittoriana o la Parigi fine ‘800, è il motivo per cui si sente più attratto dalle case museo: “attraverso un ambiente vedi la vita della persona, anche negli spazi più personali come il bagno, la cucina. Mi fa tornare indietro nel tempo, come se io vivessi in quella casa a quell’epoca. E’ questa la sensazione che amo di più”.
La Maison oggi
Mottinelli è da vari anni curatore e direttore artistico di Maison Musée Dorée e si è dedicato nel frattempo alla divulgazione culturale, al mercato dell’arte e all’organizzazione di mostre ed eventi artistici fra Roma, Milano, Londra e Parigi. Nonostante la Maison sia stata il suo luogo del cuore per vari anni, ha deciso di trasformarlo in qualcos’altro che a breve ci svelerà e, nel frattempo, ha intrapreso una nuova avventura artistica con Giano del Bufalo: i due hanno intenzione di creare uno spazio meraviglioso a Trastevere, davanti all’Isola Tiberina (la nuova galleria Diorama).
DIORAMA: la nuova galleria di Giano del Bufalo e Niccolò Mottinelli
Autoritratto di Niccolò Mottinelli nel suo studio
lo spazio prima che diventasse Maison Musée Dorée
la casa in cui Niccolò ha abitato fino a poco tempo fa, di proprietà di sua nonna e sua fonte di ispirazione
MAISON MUSEE DOREE
La parete dei ritratti:
Questa parete è un riferimento alla parete delle cere del museo Mario Praz. Qui sono esposti solo ritratti che vanno dall’inizio ‘600 fino all’età contemporanea. C’è anche uno specchio, un invito all’osservatore ad entrare lui stesso nella quadreria.
I ritratti più piccoli sono miniature dipinte su avorio, di cui uno è firmato nel 1811 da un’artista donna, Joséphine de Gallemant; di lei sono note solo altre 2 opere di cui una è a Versailles.
Il quadro più grande è invece un’opera di Michel Ghislain Stapleaux. l’allievo prediletto di David che depose i pennelli e la tavolozza del maestro sulla sua tomba al funerale, nel gennaio 1826.
Interessante è anche un olio su rame del 1610 circa, proveniente da Londra e restaurato negli anni ’70, che sembrerebbe rappresentare Shakespeare. Se così fosse, si tratterebbe dell’unico ritratto coevo a Shakespeare, oltre al celebre Chandos Portrait della National Portrait Gallery.
I cuscini, con stoffe William Morris, richiamano atmosfere abitative di fine ‘800.
Il pilastro rosso:
Sul pilastro rosso sono appesi calchi ed elementi architettonici in gesso, proprio come al museo Soane.
Il pianoforte è un Broadwood del 1914, un modello meccanico che, attraverso rulli di carta, suonava da solo. Broadwood & Sons erano tra i primissimi fabbricanti di pianoforti e i fornitori ufficiali della casa reale inglese. Questo modello, fatto in mogano e palissandro con tasti in avorio, è particolarmente prezioso e più stretto rispetto alla norma.
La biblioteca:
La biblioteca conta 2000 volumi di arte (soprattutto cataloghi di musei e di case museo, anche di varie epoche), archeologia e classici greci e latini.
Sul tavolo centrale c’è un elmo francese di pompiere del 1830 circa, interamente in ottone e molto elaborato come lavorazione.
Vicino alla poltrona c’è un piccolo angolo del fumatore.
L’angolo orientalizzante:
In questo angolo molti elementi evocano l’oriente: la panca di origine siriana, il vaso indiano in ottone, il drappo di stoffa realizzato al Cairo a inizio ‘900, il vassoio decorato con motivi dell’arte islamica e ulteriori dettagli più nascosti. Il riferimento è ad un preciso angolo della Leighton House di Londra, ma Niccolò ha voluto anche evocare un’atmosfera da fumoir: un ambiente molto comune nelle case ottocentesche nobiliari, di frequentazione prevalentemente maschile, destinato al fumo e spesso decorato con arredi riferibili a un generico immaginario orientale (il cosiddetto victorian orientalism).
La Cucina/Biblioteca:
Niccolò la definisce la “cucina meno pratica del mondo” e infatti è, a tutti gli effetti, utilizzata come biblioteca.
In una vetrina sono esposti i pezzi più antichi, tra cui una bambolina egizia del 2000 a.C. circa, una pergamena del ‘300, un libro d’ore del 1450 e un’edizione aldina.
Su un tavolo da studio Niccolò ha esposto alcuni pastiche moderni assemblati con pezzi del ‘700: provengono da Palazzo Acerbi, la cosiddetta casa del diavolo di cui, negli anni ’70, sono stati venduti tutti gli arredi all’asta. Si dice che il marchese Ludovico Acerbi, durante la peste nel ‘600 a Milano, organizzasse delle processioni in maschera che finivano in festa a casa sua. Pare che chi partecipasse alle sue feste non si ammalava mai.
La parete opposta è ricoperta di quadri, secondo il modello della casa quadreria Boschi di Stefano. I pezzi più antichi sono xilografie del ‘400, mentre i più recenti sono una litografia di Corrado Cagli e un pezzo di tessuto preveniente dalla passerella di Christo “The Floating Piers”.
Il Bagno:
Circonfuso di luce verde e decorato con incisioni che rappresentano nudi maschili, è ispirato ad alcune stazioni della metropolitana di Parigi, di cui ha le stesse mattonelle.
Il soppalco giapponese:
Ispirato alle case museo giapponesi, è un rifugio più intimo in cui trovano spazio ulteriori libri, specchi e piccole ceramiche di varia fattura. È utilizzato dagli ospiti di Niccolò per prendere il tè seduti su un tatami.
Sotterranei:
Infine, da una porta insospettabile, si può scendere in luogo davvero suggestivo: gli antichi sotterranei della Suburra. Spesso Niccolò ha organizzato serate e visite a lume di candela (come tra l’altro fa ogni settimana il Soane Museum), per ricreare le atmosfere antiche delle case ottocentesche.
1 Commento a “Maison Musée Dorée, lo studio museo di Niccolò Mottinelli”
Mi piacciono molto questi spazi, arredati con una stupenda baraonda studiata ed organizzata: da xilografie del ‘400, a quello che sembrerebbe l’unico ritratto coevo a Shakespeare…Una foto del grande Jim…L’angolo fumatori…Complimenti.