Per tutta la vita Vittorio Sgarbi ha cercato opere d’arte. L’amore per la Bellezza lo ha sempre mosso, in maniera frenetica e infaticabile, verso l’acquisto di capolavori finiti fuori dall’Italia, un po’ per spirito di riconquista di un patrimonio italiano disperso, un po’ per il gusto della caccia: “una collezione è una storia di occasioni, d’incontri, di scoperte che si incrocia con curiosità, ricerche studi. Una battuta di caccia, una forma di gioco, anche d’azzardo. Una sfida, un corteggiamento, una conquista”.
Nella sua ricerca smodata è riuscito nel tempo a collezionare oltre 4000 opere: ce ne offre in mostra oltre 120. Da quelle stanze meravigliose, ricche e stracolme di opere d’arte della collezione Sgarbi-Cavallini a Ro Ferrarese, ne sono state scelte alcune, non sappiamo se le più belle, ma sicuramente straordinarie e per grandezza e per valore, per essere viste da chiunque per la prima volta in Italia. Sgarbi non era mai stato avaro della sua collezione, anzi, più volte aveva tentato in passato di farla esporre a Milano a Roma o a Ferrara, ma la cosa non era mai andata in porto, benché invece fosse stata esposta in Spagna e in Messico. Ad Osimo, questa volta, ha trovato una dimensione ideale. Le Marche, luogo caro al critico d’arte, sono state scelte per ospitare questa mostra memorabile che Sgarbi ha dedicata alla madre Rina Cavallini, venuta a mancare lo scorso novembre. Era lei l’instancabile complice del figlio, fondamentale per la costituzione della collezione poiché era lei che batteva quasi tutte le aste alle quali il figlio teneva. Ora, come recita la dedica all’inizio della mostra, “è in Paradiso, tra queste stanze”.
Quale beatitudine maggiore, per un collezionista, di quella di essere rinchiuso tra opere d’arte per l’eternità? Un percorso ordinato e su sfondo rosso guida il visitatore per una serie di stanze in cui la pittura italiana è perfettamente rappresentata, dal Cinquecento all’Ottocento. Si inizia ovviamente con la stanza delle belle donne, che mostra tre capolavori meravigliosi del Morazzone, di Artemisia Gentileschi e una splendida e delicatissima vanitas di Guido Cagnacci, fatale donna e cupo presagio del tempo che passa. Si prosegue con la stanza dei marchigiani, dove incuriosisce la bizzarra Giuditta dello Pseudo Caroselli, ma ciò che cattura è lo sguardo fermo e potente dell’Allegoria della Pittura di Simone Cantarini. Nella sala della festa barocca scoppia il trionfo della pittura veneta, in quella del settecento ricorre la pittura vaporosa e di pastello di Ignazio Stern. Poche le pitture ottocentesche, ma spicca un ritratto di Hayez e una grande tela scura e funesta del poco conosciuto Lionello Balestrieri. Il percorso termina con la visita di una cappella, anch’essa allestita, che glorifica nell’altare un eccezionale dipinto sacro di Gaetano Previati.
La mostra, trionfo della Bellezza, dell’arte italiana e orgoglio del collezionista, scaturisce dalla morte, ma si configura come un atto d’amore, di ricordo e di riconoscenza di un figlio verso la madre.
Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi
Palazzo Campana, Osimo (AN)
18 Marzo – 30 Ottobre 2016
web: lestanzesegretedivittoriosgarbi.it
Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli, 1622 ca.
Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli (dettaglio), 1622 ca.
Artemisia Gentileschi, Cleopatra, 1620 ca.
Artemisia Gentileschi, Cleopatra (dettaglio), 1620 ca.
Artemisia Gentileschi, Cleopatra (dettaglio), 1620 ca.
Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli (dettaglio), 1622 ca.
Guido Cagnacci, Allegoria del Tempo (La vita umana), 1650 ca.
Guido Cagnacci, Allegoria del Tempo (La vita umana) (dettaglio), 1650 ca.
Giovanni Francesco Guerrieri, Sant’Agnese (dettaglio), 1640 ca.
Pseudo Caroselli, Giuditta con la testa di Oloferne (dettaglio) 1610-15 ca.
Pseudo Caroselli, Giuditta con la testa di Oloferne, 1610-15 ca.
Matteo Loves, Maddalena in contemplazione del crocifisso, 1630 ca.
Simone Cantarini, Allegoria della Pittura, 1640 ca.
Lorenzo Lotto, Ritratto di Ludovico Grazioli (dettaglio), 1551 ca.
Lorenzo Lotto, Ritratto di giovane, 1547 ca.
Pietro Liberi, La Fedeltà e la Pace, 1665-70
Simone Pignoni, Figura allegorica (L’idolatria?), 1650-60
Pietro Liberi, Ester e Assuero (dettaglio), 1665
Pietro Liberi, Ester e Assuero (dettaglio), 1665
Pietro Liberi, L’incontro di Jefte e la figlia (dettaglio), 1665
Johann Carlo Loth, Paride consegna ad Afrodite la mela d’oro (dettaglio), 1665-1670
Anna Morandi Manzolini, Testa di fanciullo; Testa di fanciullo, 1730-40
una sala della Biblioteca di Palazzo Campana
Sopra: Giovanni Battista Nini, Profilo maschile detto Nipote dell’abate Chaulieu, 1765
Sotto: Giuseppe Bernardino Bison, Ritratto femminile (vecchia) ; Ritratto maschile (prelato), 1825-30
Ignazio Stern detto Ignazio Stella, Il riposo di Diana, 1725-30
Ignazio Stern detto Ignazio Stella, Il riposo di Diana (dettaglio), 1725-30
Bernardino Nocchi, Ritratto della venerabile Maria Clotilde di Borbone, Regina di Sardegna (dettaglio), 1809
Giovan Battista Gaulli detto Baciccio, Ritratto del Cardinale Giulio Spinola, 1668
Francesco Hayez, Ritratto dell’ingegner Giuseppe Clerici (dettaglio), 1875-76
Lionello Balestrieri, Mimì…Mimì (La morte di Mimì), 1898