C’è sempre un motivo per tornare a Parigi, questa volta è stata la più graziosa tra le camere delle meraviglie mai esistite. Una wunderkammer leziosa, dai colori pastello, quintessenza della frivolezza settecentesca del mondo aristocratico francese prerivoluzionario e preilluminista. Nelle sue vetrinette piccoli uccelli colorati, farfalle iridescenti, conchiglie e insetti sono disposti in deliziose composizioni.
Di tutt’altra atmosfera è invece la Galerié de Paléontologie, uno dei tanti musei del Jardin des Plantes: un esercito di scheletri affolla la galleria e si dispone in modo ordinato e specificatamente scientifico, secondo una visione che è già pienamente ottocentesca.
Del resto, tutto il Jardin des Plantes non è che un lungo viaggio nella storia naturale, così come l’uomo l’ha man mano trasformata nei secoli da divertissement collezionistico a sistema scientifico. Meravigliosi universi paralleli, rispetto al clima rigido parigino, sono le Grandi Serre in stile art nouveau, al cui interno si può avere la sensazione di trovarsi in una giungla.
Da una giungla vera a una dipinta: quella degli affreschi art decò al Musée national de l’histoire de l’immigration, che raffigurano una colonizzazione idilliaca, in cui la Francia è garante dei diritti e simbolo di giustizia, ma che tralasciano episodi di repressione e violenza.
Buly 1803, nella nuova sede al Marais, è per chi ama gli erbari, i fiori secchi, gli oli essenziali e le illustrazioni ottocentesche, così come il caffé al suo interno. Infine tre ristoranti: il Café dell’Industrie, anche questo con un atmosfera leggermente coloniale; il Bouillon Racine per un ambiente art nouveau e il Gallopin, leggermente più formale e classico.
La wunderkammer di Joseph Bonnier de La Mosson
Si tratta solo di una piccola parte della enorme collezione che de La Mosson, ricchissimo nobile, era riuscito ad ammassare: fossili, animali, conchiglie, insetti, oggetti meccanici, ma anche opere d’arte e e altre cose strane o insolite, tanto da costruire una wunderkammer immensa, di cui abbiamo un’idea grazie al dipinto di Jacques de Lajoue. Quando morì, nel 1744, la sua vedova vendette tutta la collezione e queste meravigliose vetrine in legno intagliato furono acquistate nientemeno che dal naturalista Buffon, per il Jardin du Roi, che oggi è il Jardin des Plantes, nella cui médiathèque si trovano ancora oggi.
Galerie de Paléontologie et d’Anatomie comparée:
La Galerie de Paléontologie è solo una delle quattro gallerie che si trovano nel Jardin des Plantes ed è quella che ospita scheletri di animali predisposti per la comparazione. In tanta macabra scena potrebbero passare inosservate le ringhiere in ferro che collegano i vari piani della galleria: tutte diverse, raffigurano fiori sinuosi, bellissima quella con gli iris per salire al secondo piano.
Il Jardin des Plantes comprende anche il Museo della Mineralogia, il Museo dell’Entomologia, la Grande Galerie de l’Évolution, uno zoo, l’orto botanico più grande di Francia e le bellissime serre art nouveau. E’ vero che non è appagante visitare i giardini e lo zoo in inverno, ma le Grandi Serre sono mondi a parte con un loro clima immutabile.
Grandes Serres:
Musée national de l’histoire de l’immigration:
Quello che oggi si chiama Musée national de l’histoire de l’immigration, un tempo era sede del Musée national des Arts d’Afrique et d’Océanie. Quando fu creato, negli anni ’30, aveva lo scopo di raccogliere i manufatti artistici provenienti dalle colonie e testimoniare la potenza francese.
Se gli oggetti del museo sono stati trasportati in altri e il suo nome cambiato per correggere una visione forse ancora troppo colonialista, sono rimasti per fortuna gli stupendi affreschi del salone centrale. Realizzati da Pierre-Henri Ducos de la Haille, raffigurano i benefici del colonialismo, in una visione del tutto edulcorata e faziosa. Bellissimi anche i due uffici, ai due lati della sala d’ingresso, con i mobili d’epoca e affrescati dal pittore Louis Bouquet, con scene che raffigurano i principali aspetti della civilizzazione di Africa e Oceania.
Buly 1803:
Café dell’Industrie:
Gallopin:
Bouillon Racine: