Dove: Piazza Bellini, 33
Orari: 10,00-18,00
Sito: monasterodisantacaterina.com
Il monastero domenicano di Santa Caterina d’Alessandra può essere considerato il più ricco monastero femminile di tutta Palermo. Basta infatti entrare in chiesa per venire travolti dallo straordinario apparato decorativo fatto completamente in marmo. Qui entravano le fanciulle delle famiglie nobili della città, le quali per essere accolte portavano donazioni ricchissime, utilizzate poi per abbellire la chiesa. Queste monache principesse sceglievano il voto di silenzio e della preghiera volenti o nolenti, perché fino all’800 vigeva la regola del maggiorascato cioè in una famiglia nobile tutta l’eredità passava al primogenito maschio.
Non era possibile vedere questo convento fino a pochi anni fa: l’ultima sorella è stata trasferita nel 2014, dunque prima di allora il convento è rimasto protetto da occhi indiscreti, chiuso nella regola della clausura, che qui si è protratta per circa 700 anni.
Finalmente è possibile visitare questo scrigno segreto al centro di una città in cui tutto è possibile, anche trovare una pasticceria in un chiostro.
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La chiesa
La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria è un capolavoro del barocco palermitano, la sua costruzione risale al 1566-96 e fu voluta dalla priora Suor Maria del Carretto, poi sepolta dietro l’altare maggiore. Così come Casa Professa, la chiesa è un esempio straordinario di decorazione in marmo in cui ogni centimetro è stato decorato con la tecnica degli intarsi di marmi (marmi mischi) e pietre dure, come lapislazzuli e ametista.
Particolarmente bello è il rilievo in marmo 3d che si trova alla base della parasta vicino l’ingresso in cui la vicenda di Giona e la balena è rappresentata con tanto di dettagli realistici come l’uso di filo metallico per raffigurare la corda delle vele. Sebbene si tratti di un episodio biblico, la nave è rappresentata come un galeone del ‘600, ed è stata realizzata con un marmo rarissimo, ormai esaurito, chiamato chiocciolino, che aveva le stesse striature del legno.
La chiesa sarà ultimata solo nel XVIII secolo: a destra dell’altare maggiore si può notare il cosiddetto “comunichino” cioè uno sportello che permetteva alle suore di clausura di prendere la comunione; la ruota in legno invece serviva per il passaggio di oggetti necessari alla messa, ma che non permetteva di vedere chi c’era dall’altra parte.
Le cappelle laterali hanno esposte numerose tele seicentesche, in quelle di destra si possono notare delle piccole gelosie (grate) attraverso le quali le suore si confessavano. Il coro delle monache fu aggiunto nel 1683, in questo modo potevano partecipare alle funzioni senza farsi vedere.
Nella chiesa si svolgeva la cerimonia di investitura: la ragazza si sdraiava sul pavimento della chiesa e veniva ricoperta da un drappo nero con sopra un teschio, a simboleggiare la morte della sua vita civile e la rinascita come sposa di Cristo. Veniva poi vestita con il velo e le venivano tagliati i capelli, molte trecce sono ancora conservate. L’ingresso al monastero avveniva tramite un portone a lato dell’altare, il cui accesso era consentito solo al re e ai vescovi: da quel momento la ragazza ormai consacrata non sarebbe più uscita. Le suore infatti, non entravano mai più in chiesa e assistevano alle funzioni nascoste nei matronei.
Il chiostro
Una volta entrati nel monastero troviamo il chiostro, unico spazio all’aperto, si notano le celle delle monache, ognuna delle quali con una piccola fontanella necessaria per le abluzioni mattutine, da fare sempre fuori, anche in inverno.
Entrati nel piano superiore della chiesa si possono percorrere i corridoi, protetti da grate, attraverso le quali le monache assistevano alle funzioni. Esposte in questo corridoio ci sono oggi una serie statue sacre, alcune sono figure di cera, ogni monaca infatti aveva nella sua cella un bambinello. Altre madonne sono in realtà bambole, trasformate negli anni dalle stesse suore che le avevano portate in convento da bambine.
Il monastero
Gli spazi del monastero subirono diversi danneggiamenti sia durante i moti del 1848 e del 1860, che durante i bombardamenti del 1943.
Le ultime religiose hanno lasciato il monastero nel 2014 e oggi è aperto al pubblico e gestito dalla curia.
La proprietà è del FEC (Fondo Edifici Culto)
Le terrazze
Percorrendo ancora il percorso di visita si arriva in cima alla cupola della chiesa, da cui si può godere un panorama straordinario, forse una delle più belle viste di di Palermo. Da qui le monache potevano ammirare, sempre da dietro una grata, il viale principale (il Cassaro) e l’altra importante Piazza Bellini, con Santa Maria dell’Ammiraglio (La Martorana) e San Sataldo, e infine Piazza Pretoria.
Le terrazze erano, fino al 1866, delle logge coperte e protette da grate: solo attraverso queste precauzioni le monache di clausura potevano ù affacciarsi sulle vie cittadine e sbirciare cosa accadeva nel mondo che avevano abbandonato.
La pasticceria
Le monache sono state per generazioni le vere custodi della tradizione dolciaria siciliana. I dolci erano un lusso riservato a pochi, perché fatti da ingredienti costosi, e quindi appannaggio soprattutto delle famiglie nobili. Ogni monastero custodiva le proprie ricette segrete: oltre ai famosi cannoli e alla cassata c’erano dolci barocchi come il “trionfo della gola”, che poteva assumere dimensioni gigantesche e citato anche ne Il gattopardo , le “minni di virgine” e la “frutta martorana”, che prende il nome dall’omonimo monastero. In occasione delle visite di personaggi importanti le monache decoravano gli alberi del chiostro con questi dolcetti a forma di frutti fatti di pasta di mandorle.
La spezieria o dolceria di Santa Caterina era il luogo del monastero preposto alla realizzazione di biscotti, pasticciotti ripieni, frittelle, conserve e così via. La vendita di dolci rappresentava una fonte di reddito importante per la sopravvivenza del monastero. Oggi la pasticceria è stata riportata in vita grazie a “I segreti del chiostro”, un progetto di riscoperta e valorizzazione delle antiche tradizioni della pasticceria conventuale. Si può visitare sia alla fine del percorso di visita o tramite un ingresso indipendente e gratuito da piazza Bellini.
FONTI:
https://www.sc132.com/a
LA CHIESA:
IL CHIOSTRO:
LE TERRAZZE:
IL MONASTERO:
LA PASTICCERIA: