GUIDA ROCAILLE PER LA PUGLIA DEL NORD
La zona più a nord della Puglia, quella che comprende la provincia di Barletta- Adria e Trani, è assai meno turistica di quella poco più a sud, pienissima di ogni tipo di turisti per tutta l’estate. Cominciando da Trani, sovrastata dalla maestosa cattedrale sul mare, si scende verso Bisceglie, meno turistica e con un centro storico forse anche più bello.
Se si capita da queste parti, una visita a Castel del Monte, il più bello tra quelli fatti costruire dall’imperatore Federico II, è d’obbligo. Costruzione di altissima perfezione matematica e architettonica, rappresenta il massimo dell’arte medievale in quanto summa del sapere del mondo islamico, dell’antichità classica e della cultura nordica-normanna dell’epoca.
Nell’entroterra, ho amato particolarmente Altamura: il caldo è di poco attenuato, così come il turismo, e si riscopre tutto il piacere di una visita tranquilla. Altamura è in pieno Parco Nazionale dell’Alta Murgia, nel quale si trova una delle più grandi doline della Murgia, il Pulo di Altamura.
Anche Barletta ha cose molto interessanti, in particolare il museo dedicato a Giuseppe De Nittis, il pittore originario di Barletta e divenuto famoso nella Parigi della Belle Epoque. La pinacoteca ha una sede splendida, Palazzo della Marra, di origine rinascimentale, con un bellissimo ingresso che immette in un cortile.
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BISCEGLIE
Bisceglie ha una storia remota, testimoniata dai numerosi monumenti preistorici come i Dolmen, imponenti costruzioni funerarie di roccia; famosi sono il dolmen della Chianca e il dolmen di Albarosa, considerati tra i più belli d’Europa. Il centro storico, tutto in pietra bianca, è dominato dal castello federiciano con la torre maestra e la cattedrale. Le più antiche chiese cittadine, ovvero la cattedrale di San Pietro Apostolo, la chiesa di Sant’Adoeno e la chiesa di San Matteo, risalgono tutte alla fine dell’anno mille, così come il castello e la torre maestra, che furono fatti edificare da Pietro di Trani.
Cosa vedere
Tutta la città è arroccata intorno al suo antico porto, un dolce semicerchio al quale si appoggiano le navi, ancora nella sua forma originale ottocentesca. Da qui partono numerose viuzze, strettissime e alte, in cui è molto bello vagare per scoprire piccoli giardini o palazzi antichi, molti dei quali abbandonati o sempre chiusi.
Per esempio Palazzo Ammazzalorsa, eretto intorno al 1400 proprio sulla muraglia nella zona prospiciente al porto e restaurato nei primi anni del ‘900, possiede una raccolta privata di dipinti del Grosso, alcune sculture del Dossena e varie collezioni di porcellane, armi e carrozze. Oppure Palazzo Tupputi, di età rinascimentale, caratterizzato da una facciata in bugne a punta di diamante, conserva all’interno alcune colonne di granito numidico acquistate nel secolo XVI e provenienti dal duomo di Giovinazzo. Settecentesca invece è Villa Fiori, fatta costruire dalla famiglia nobile Fiori, originaria di Sorrento e che all’epoca si trovava extra moenia (nell’attuale via Montegrappa). La villa presenta una facciata preceduta da una doppia rampa che raggiunge il piano nobile. Non è aperto alle visite, ma ho avuto la fortuna di vedere la sede del Circolo Unione, nel palazzo in stile liberty che si affaccia su via Aldo Moro: le sale interne, con tavoli da biliardo e sale per gli scacchi, sono rimaste inalterate ai primi anni ’60, quando fu fondato.
Se invece si vuole andare al mare la spiaggia più gettonata è Salsello, ma a mio avviso molto più bella è quella sotto la torretta medievale, verso Trani.
Dove mangiare:
La zona del porto turistico da qualche anno si è riempita di locali. Tra questi Krudo, sempre affollatissimo, propone un menù variegato e veloce in un’atmosfera molto informale.
Barz8, proprio a due passi dal mare, ha un ambiente molto curato e propone piatti innovativi ma sempre attenti ai prodotti locali; adatto anche per aperitivo o un drink dopo cena.
Se invece si preferisce una trattoria con cucina tradizionale, da provare è la Braceria Biscegliese, con ambiente accogliente e familiare sotto le antiche mura del centro. Nel menù non mancano mai piatti tipici come riso patate e cozze.
Il Caffè Cova, che ha iniziato la sua attività fin dai primi anni ’40, ormai ricopre il ruolo di bar storico della città. Si trova nella piazza principale, Piazza Vittorio Emanuele, ed è stato purtroppo restaurato in modo modernissimo nel 2011 (prima manteneva l’originario stile anni ’50), ma la pasticceria è rimasta la stessa. Assolutamente da provare sono il “sospiro” o anche il gelato, che qui si usa servito in una coppetta fatta di cialda ricoperta di panna e granella di mandorle.
CASTEL DEL MONTE
Posto sulla sommità di una collina a 540 metri, e per questo sempre ventilato, è interamente costruito in pietra calcarea locale tranne le decorazioni dei portali, fatti in breccia corallina. Voluto fortemente dallo stesso imperatore, era un luogo lussuosissimo, con un corredo scultoreo straordinario, purtroppo oggi molto depauperato. C’erano mosaici, piastrelle maiolicate, paste vitree e dipinti murali di cui, fra la fine del ‘700 ed i primi dell’800, alcuni scrittori e storici locali videro le tracce, descrivendole nelle loro opere. Ciò che rimane oggi sono le mensole antropomorfe nella Torre del falconiere, i telamoni che sostengono la volta ad ombrello di una delle torri scalari ed un frammento del mosaico pavimentale nell’VIII sala al piano terra. Nella Pinacoteca Provinciale di Bari sono stati temporaneamente depositati due importanti frammenti scultorei, raffiguranti una Testa ed un Busto acefalo.
Il castello ha una forma unica al mondo e tutta la costruzione è basata su complessi moduli numerici: la pianta è ottogonale e su ogni spigolo si innesta una torretta a sua volta ottagonale. Lo spazio interno è suddiviso in due piani di otto stanze ciascuno, sedici in totale, a forma trapezoidale. Molti studiosi hanno ipotizzato che il castello sia intriso di corrispondenze numeriche e geometriche secondo calcoli astronomici e esoterici dell’epoca e tutt’oggi la sua funzione non rimane molto chiara. Si è pensato che fosse una sorta di tempio profano, o forse una sorta di tempio del sapere, dedicato allo studio delle scienze.
Dopo secoli di abbandono, durante i quali fu usato come cava per materiali di ogni tipo fino all’Ottocento, fu acquistato dallo Stato Italiano nel 1876 e entrò a far parte del Patrimonio Unesco nel 1996 (è raffigurato anche sulla moneta da 1 centesimo di euro).
ALTAMURA
Cosa vedere
La cosa più bella da vedere è la cattedrale, la cui facciata è di grande impatto. Fatta costruire nel 1232 da Federico II e dedicata all’Assunta ha elementi di stile romanico e gotico. Gran parte della chiesa originaria crollò durante il terremoto del 1316 e venne ricostruita durante il regno di Roberto D’Angiò. Bellissimo il portale, fiancheggiato da due leoni cinquecenteschi, ricco di decorazioni e sculture; sugli archi invece sono scolpite 22 scene che ritraggono la vita di Cristo. All’interno degno di nota sono un dipinto di Domenico Morelli e un presepe in pietra locale dipinta, datato alla fine del ‘500. I matronei sono visitabili e ospitano il museo diocesano, che espone reperti, statue antiche risalenti al Medioevo, al Quattrocento e Cinquecento. Sono esposti anche breviari, lettere notarili, reliquie e anche il cosiddetto “mantello di Murat”.
Proprio affianco, sotto l’arco del Duomo, c’è il Caffè Ronchi, uno di quei bar che non si vedono più. Il locale nasce quasi due secoli fa, nel 1832 ed era frequentato dall’alta aristocrazia locale negli anni della “Belle Epoque”.
Vagare per le stradine vi farà scoprire moltissimi portali antichi, insegne di primo novecento e chiesette bizantine. Mentre passeggiavo con amici, ci ha fermato un signore per mostrarci la sua Casa Grotta: Carlo che trovate anche su FB, ci teneva a mostrarci la sua collezione di oggetti della tradizione contadina, che ha raccolto durante gli anni e ha disposto come un museo in una grotta per suo puro piacere.
Dove mangiare
Il pane di grano duro è l’oro di Altamura e fiore all’occhiello di questa città. Uno dei forni con maggiore varietà di prodotti è sicuramente il Panificio Di Gesù (Via Pimentel 19). Nota di merito anche per la focaccia al pomodoro del Panificio Santa Caterina (Via Ambrogio Del Giudice 4); famoso anche l’Antico Forno Santa Chiara.
BARLETTA
Cosa vedere
Di Giuseppe De Nittis (1846-1884), che è stato definito il Manet italiano, ho parlato ampiamente in questo articolo . La sua pittura si avvicina molto all’impressionismo francese, sia per tecnica che per temi: paesaggi, corse di cavalli, donne per strada, scene idilliache tra l’erba. Ebbe subito molto successo tanto che già nel 1868 fu messo a contratto dal famoso commerciante francese Goupil. Si arricchisce al punto di comprare una bella villetta in rue Viéte in cui De Nittis e sua moglie ospitavano Manet, Degas, Caillebotte, i Goncourt e loro stessi erano ormai ospiti fissi dei ricevimenti più esclusivi, come quelli al salotto della principessa Matilde, che De Nittis raffigurò in due pastelli.
La Pinacoteca Giuseppe De Nittis è un museo moderno, curata nei dettagli e con un percorso espositivo organizzato per raccontare la storia del pittore. Su due piani sono esposte molte opere famose, tra cui i ritratti in pastello di sé stesso e della moglie, Il salotto della principessa Matilde e la Colazione in giardino, una delle ultime opere che dipinse. La collezione fu lasciata dallo stesso De Nittis alla sua città natale che, dopo varie sedi, ha collocato il lascito in questa sede definitiva nel 2007.
A Barletta c’è anche un altro museo interessante, il Museo Civico, che nacque a fine Ottocento con una prima collezione di reperti archeologici donati dai cittadini. Dal 1929 il museo ha avuto sede nel complesso dell’ex convento San Domenico e dal 2003 è stato riaperto nelle sale del castello di Barletta. Contiene molte opere ottocentesche raccolte dal collezionismo locale, che comprendono in particolare artisti napoletani, tra cui Gioacchino Toma, Eduardo Dalbono, Giuseppe Cammarano e Francesco Paolo Michetti.
TRANI
Cosa vedere
La cosa più bella da visitare è senza dubbio l’enorme Cattedrale sul mare, luogo simbolo della città e perfetto esempio di architettura romanica pugliese, costruita a partire dal 1099 e creata dall’unione di tre chiese. La porta centrale di bronzo è opera di Barisano da Trani e fu realizzata nel 1175: si tratta peraltro di uno dei più interessanti esempi del genere nell’Italia meridionale.
Molto curioso è un museo dedicato alle carrozze nel settecentesco Palazzo Antonacci, originato da una collezione privata dei duchi Telesio di Toritto. Aperto dal 1956, espone 34 carrozze di vari modelli (da mattino e da sera, da dama, da caccia, da viaggio, diligenze, calessi, landaux), divise da cocchiere, finimenti per cavalli nonché stampe d’epoca.
Palazzo Covelli già Forges Davanzati fu costruito tra il XV e il XIV secolo dalla ricca famiglia De Boctunis ma è col passaggio, nel 1753, alla famiglia Forges Davanzati che assunse il suo aspetto attuale con l’aggiunta del secondo livello ed il restauro di tutto l’edificio; passerà ai Covelli nel 1832. Interessanti le balconate d’angolo con una serie di mensole sagomate, il cortile interno con due ordini di arcate, il salone delle feste che conserva ancora nei suoi specchi dorati, oggi sede dell’ordine degli architetti. All’ultimo piano si trova un b&b molto bello “la soffitta di Palazzo Covelli”.
C’è infine un luogo molto bello, chiamato Villa comunale di Trani, un giardino pensile sul mare che occupa gran parte di un promontorio posto tra due lingue di terra, delimitanti 3 baie; sulla penisola ad ovest sorge la cattedrale di Trani, sulla quella ad est il monastero e la chiesa di S. Maria di Colonna. Venne inaugurato nel 1824, delimitato da un muraglione d’origine federiciana, per iniziativa dei cittadini con l’intento di abbellire ulteriormente la città. Generazioni di giardinieri l’hanno trasformato nel tempo in qualcosa di molto bello e prezioso, più simile a un orto botanico. Negli ultimi 50 anni la cattiva gestione del verde pubblico e le finanze sempre più scarse hanno provocato il progressivo degrado del luogo e il FAI si è interessato per sollecitare un intervento di recupero.
Dove mangiare
Uno dei migliori ristoranti della città è il famoso il Quintessenza, con ambienti dislocati su pianoterra, ipogeo e terrazzo in un palazzo ottocentesco, con pietra e tufo a vista: è questa la nuova sede del ristorante, con piccola veranda interna e vetrate che affacciano sul fossato del Castello Svevo, a duecento metri dal centro storico. Di livello anche Casa Sgarra, affacciato sul lungomare, ad una ventina di minuti di cammino dal pittoresco porto e famoso soprattutto per la sua gelateria.
Per un aperitivo Ognissanti (che è anche un hotel), con vista dall’alto sul porto.
MASSERIE
Antichi Sapori di Pietro Zito a Montegrosso, Andria
Montegusto, Andria (ai piedi del Castel del Monte)
Bisceglie:
Castel del Monte:
Altamura:
Barletta:
Trani: