foto: Louise de Keroualle duchessa of Portsmouth
Do notizia di alcune mostre che purtroppo non sono riuscita a vedere e che mi sembrano interessantissime. Le prime tre riguardano collezioni e collezionisti e sono esposte in Italia (Giaveno in provincia di Torino, Firenze e Torino). Vedrò invece la mostra ora esposta a museo parigino Jacquemart-André perché dopo Parigi si sposterà a Roma, anch’essa proveniente da una collezione che però è ancora privata. Infine una mostra di costume che si sta tenendo a Milano.
Meraviglie segrete della pittura europea del Seicento e del Settecento
Mi spiace dare così in ritardo la notizia riguardo questa curiosa mostra. Promossa dalla città di Giaveno, presso Villa Favorita, fino al 13 ottobre. Si tratta dell’esposizione di una collezione privata di oltre 40 dipinti che un disinteressato e illuminato collezionista misterioso ha voluto mostrare pubblicamente per la prima volta. Si aggiungono anche altre 4 tele di un collezionista giavenese.
Si tratta di opere pregevoli, che dimostrano un gusto esperto e attento, tutte datate al sei e settecento e di artisti tutt’altro che secondari. Tra questi basti nominare Francesco Albani con una perfetta Sacra Famiglia; un Ecce Homo del Sassoferrato, un delicato Gesù Bambino dormiente in una ghirlanda di fiori di Nicolò Malinconico e altre tele di alta qualità delle scuole del Guercino, di Francesco Cairo, di Bernardo Strozzi. Ma la mostra non si limita alla pittura italiana ed ecco il pittore Henri Gascar, che partì dalla Francia per fare fortuna alla corte inglese, con un inedito Ritratto di Louise de Keroualle, duchessa de Portsmouth e amante di Carlo II di Inghilterra. La Spagna è rappresentata con un grande dipinto di soggetto bucolico del raro pittore Pedro Orrente e con una tela raffigurante un interno di cucina con una cuoca e un garzone della scuola del Velásquez. Tra le opere francesi invece c’è da segnalare due ariosi paesaggi di Jacques d’Artois e una poetica Carità di Jacques Blanchard. Non è assente nemmeno la Germania con un arioso paesaggio con rovine, poetica evocazione del “Grand Tour”, opera di Johann Georg Schütz, che fu amico e coinquilino di Goethe a Roma. Vanto di ogni collezionista sono infine le opere fiamminghe, presenti in più esempi, uno tra tutti l’opulento e fantasmagorico vaso di fiori firmato da Jean-Baptiste Bosschaert di Anversa nel 1734.
La storia di ogni museo nasce dalle collezioni e dal gusto di un singolo, così è stato storicamente e così sarà. Il collezionismo è sempre stato un hobby nobile e i musei altro non sono che raccolte di origine principesca. Le gallerie di quadri seicentesche erano un luogo di vanto del signore o del cardinale, vere e proprie wunderkammer di perdizione senza ordine alcuno in cui i dipinti occupavano il posto d’onore. E se l’unico difetto del collezionismo può essere l’egoismo, con iniziative di questo tipo e cioè la mostra pubblica e gratuita della propria collezione, esso si volge in mecenatismo. Da lodare dunque non solo il comune di Giaveno che permette iniziative di questo tipo, ma anche l’anonimo collezionista che ha messo a disposizione la sua collezione.
Meraviglie segrete della pittura europea del Seicento e del Settecento: I segreti di una grande collezione.
8 settembre-13 ottobre
Villa Favorita, Giaveno (TO).
La mostra, curata dagli storici dell’arte Arabella Cifani e Franco Monetti, si ripeterà con buona probabilità nella cittadina francese di Saint Jean de Maurienne. Per maggiori informazioni visitare il sito di Giaveno dove è scaricabile anche un breve catalogo.
Vaso di fiori, Jean-Baptiste Bosschaert di Anversa, 1734
Francesco Albani, Sacra Famiglia.
Antonio Franchi, Ritratto del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, 1677
Gran Principe Ferdinando de’ Medici
Trecento anni fa esatti moriva Ferdinando III de’ Medici, consumato dalla sifilide e dalla epilessia. Non certo un bel finale per uno che aveva passato la vita all’insegna del bello, dell’arte e dell’otium. Aveva 50 anni e non lasciava eredi perché le nozze con Violante Wittelsbach di Baviera erano risultate sterili, ben nota era del resto la sua omosessualità.
Ferdinando, essendo il primogenito dei tre figli di Cosimo III, era il predestinato alla continuazione della casata, era lui che sarebbe dovuto diventare Granduca di Toscana, titolo che però non ebbe mai perché morì prima del padre. E forse per questo, non dovendosi mai veramente occupare dei doveri di stato, poté dedicarsi a tempo pieno al suo amore per l’arte, il teatro e la musica. In lui Firenze ebbe l’ultimo mecenate. E’ grazie a lui se la città ospita oggi capolavori assoluti come la “Madonna dal collo lungo” di Parmigianino, la “Madonna del Baldacchino” di Raffaello, le “Conseguenze della guerra” di Rubens, insieme ad alcune delle opere più significative di Andrea del Sarto, di Annibale Carracci, di Lanfranco, di Cigoli, di Sebastiano Ricci. Accanto a queste opere monumentali, sviluppò anche un tipo di collezionismo da camera e nella villa del Poggio a Caiano dette vita, sul finire del XVII secolo, a un ‘gabinetto di opere in piccolo’ (ricostruito in mostra) nel quale fece confluire dipinti di ridotte dimensioni (non dovevano superare una certa misura) riempiendo le pareti dal pavimento al soffitto.
Le sale della mostra, che ha luogo nella Galleria degli Uffizi, illustrano soprattutto il gusto delle sue scelte attraverso l’esposizione dei pittori a lui più cari, tutti toscani. Tra questi il preferito Anton Domenico Gabbiani, Bartolomeo Bimbi come pittore di nature morte e lo scultore Giovan Battista Foggini. Fu comunque sempre attento anche ad altri artisti italiani, soprattutto verso la fine del ‘600, che invitava appositamente a corte. Opere di gusto raffinato, a volte lezioso, una pittura ormai manierata, più che manierista, di rifugio. Forse Ferdinando intuiva la fine politica della sua città e volle puntare tutto sulla promozione del patrimonio artistico, ultimo motivo di prestigio e quindi di consenso a livello internazionale. E infatti, dopo la morte del padre nel 1723, fu suo fratello minore Gian Gastone ad ereditare il granducato. Alla sua morte nel 1737, senza eredi, la Toscana non era che una pedina di scambio tra le potenze europee e passò ai Lorena.
“Con il Gran Principe si consumava l’ultima stagione di gloria culturale e artistica per Firenze e per la dinastia Medici, che con la storia di Firenze si era identificata.” [1] Per questo consiglio, al fortunato visitatore che si recherà a Firenze a vedere la mostra, di passare alla Galleria di Luca Giordano in Palazzo Medici-Riccardi dove si può ammirare, nella volta, l’affresco “Giove e l’Apotesi dei Medici”, trionfo sognato di un fasto che non ci fu.
Gran Principe Ferdinando de’ Medici
26 giugno – 3 novembre
Galleria degli Uffizi, Firenze
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Evaristo Baschenis, Natura morta di strumenti musicali, 1650 circa
Giovan Battista Foggini, Ritratto del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, 1679-1681 circa
Domenico Remps (attribuito),Scarabattolo, 1689-1690
Anton Domenico Gabbiani, Ritratto di musici del Gran Principe Ferdinando de’ Medici con servo moro, 1687
Giovanni Lanfranco, Estasi di Margherita da Cortona, 1622
Bartolomeo Bimbi, Armi turche, 1695-1700 circa
Sebastiano Ricci, La Crocifissione, i dolenti e i santi Carlo Borromeo e Francesco d’Assisi, 1704
Massimiliano Soldani Benzi, Allegorie delle Stagioni: L’Estate (Trionfo di Cerere). Ante 1708
Antonio Francesco Peruzzini, Tempesta sul mare, 1682-1687 circa
Giuseppe Maria Crespi, La fiera di Poggio a Caiano (o La burla dello Scema) 1709
Alexander Basilewsky in his room in Paris, 1870
Il collezionista di meraviglie: L’Ermitage di Basilewsky
Arriva direttamente dall’Ermitage di San Pietroburgo la collezione preziosissima esposta a Palazzo Madama. Si tratta di alcuni oggetti della collezione appartenuta a Basilewsky, soprannominato “roi des collectionneurs”, conservata nella sua casa parigina al 31 di Rue Blanche prima che lo Zar Alessandro III l’acquistasse in blocco, pagandola 5,5 milioni di franchi nel 1885. Di circa 800 pezzi alcuni furono venduti durante il governo sovietico tra il 1933-34, nonostante le resistenze opposte dai direttori dell’Ermitage, il resto è rimasto al museo e solo per questa mostra 85 pezzi scelti ritornano in Europa per la prima volta.
La collezione del nobile russo Alexander Petrovich Basilewsky era considerata, negli anni ’70 dell’ottocento, una delle maggiori attrazioni di Parigi. Nato in Ucraina nel 1829 da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri e uomini d’arme, si trasferì a Parigi negli anni sessanta, come membro del corpo diplomatico e dopo aver prestato servizio in India, in Cina e a Vienna. L’incontro con il principe Soltykoff, raffinatissimo raccoglitore di arte medievale, fu determinante per il nascere della sua passione collezionistica, fino ad allora dedicata alle armi orientali. In pochi anni, grazie a una considerevole fortuna personale, Basilewsky fu in grado di raccogliere una collezione unica al mondo, composta per la gran parte da rarissimi esemplari della prima arte cristiana e da stupefacenti e preziosi oggetti del Medioevo e del Rinascimento europeo: oreficerie, avori, smalti, vetri, ceramiche, tessuti, arredi lignei, provenienti da altre collezioni prestigiose o acquistate direttamente da monasteri e chiese in Francia, Austria, Svizzera, Italia.
Dal IV secolo a metà del Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa, all’Italia, la collezione Basilewsky è uno straordinario esempio conservato quasi intatto fino ad oggi, di quel gusto neogotico e medievaleggiante che già circolava dalle metà dell’ottocento nei migliori salotti europei e che ben si sposa con un tipo di collezionismo principesco come quello russo.
Il collezionista di meraviglie: L’Ermitage di Basilewsky
7 giugno – 13 ottobre, prorogata al 3 novembre 2013
Palazzo Madama, Torino
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The Roses of Heliogabalus, Sir Lawrence Alma-Tadema 1888
Désirs et Volupté
La mostra che si è appena inaugurata al Museo Jacquemart-André a Parigi mette in scena le opere dei maggiori artisti inglesi di epoca vittoriana tra i quali Sir Lawrence Alma-Tadema (1836-1912), Sir Frederic Leighton (1830-1896), Edward Burne-Jones (1833-1898) and Albert Moore (1841-1893). Si tratta di circa cinquanta opere quasi tutte provenienti dalla collezione privata Pérez Simòn.
Una pittura che esprime decadenza e compiacimento nel Bello puro e del piacere sensuale, in massima aderenza agli ideali dell’ Aesthetic Movement. Opere al limite tra il preraffaellitismo e il simbolismo, che trattano temi irreali, immaginati o mitici. Un tipo di pittura che rientra tra i miei periodi preferiti e su cui potrei parlare a lungo, ma aspetto che la mostra si sposti a Roma dove potrò vederla dal vivo. Dopo Parigi infatti arriverà nella capitale dove sarà esposta al Chiostro del Bramante dal 15 febbraio al 5 giugno.
Désirs et Volupté
13 settembre – 20 gennaio
Musée Jacquemart-André, Parigi
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The Enchanted Sea, Henry A. Payne, 1899
A song of springtime, ohn William Waterhouse, 1913
Greek girls Picking up Pebbles by the Sea, Frederic, Lord Leighton, 1871
Valentina Cortese. Uno Stile
Una bella mostra di costume, come è difficile vederle in Italia, è esposta in questi giorni e fino al 10 Novembre a Palazzo Morando a Milano. Nelle sale si trovano circa cinquanta abiti, firmati da Capucci, Dior, Galante, Mila Shon, Ferré, Valentino, provenienti dal guardaroba della grande attrice Valentina Cortese. Abiti stravaganti di chi ha uno stile personalissimo e che non cambia secondo le mode, come il foulard-bandana, suo segno distintivo, che fa di questa attrice un sempiterno pierrot dall’aspetto elegante.
VALENTINA CORTESE. Uno stile
11 settembre – 10 novembre
Palazzo Morando, Milano
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