“Dicono che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro di Roma,
io e mia moglie, quindi si abiterebbe nel centro del centro del mondo,
quello che sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di antieccentricità.”
Giorgio de Chirico
La casa in cui Giorgio de Chirico abitò per gli ultimi 30 anni di vita, insieme a sua moglie Isabella Pakszwer Far, si trova proprio al centro di Roma; dalle sue finestre ci si affaccia su Piazza di Spagna. Una casa borghese a due piani, grande ma non sontuosa. Il pittore vi si era trasferito nel 1944, dopo aver vagato per l’Europa e per l’America durante tutta la sua vita. Benché italiano, infatti, Giorgio de Chirico non abitò mai stabilmente in Italia, se non appunto nella fase finale della sua vita, che coincide dunque con un periodo di stabilità.
Il ritorno in Italia e la Neo-Metafisica
Quando tornò in Italia era uno dei pittori più importanti viventi, il pictor optimus, ideatore indiscusso di un movimento artistico fondamentale, acclamato come predecessore imprescindibile anche dai surrealisti, eppure in Italia e a Roma non fu ben visto, cominciò ad essere criticato e sin dagli anni ’30. Non fu mai effettivamente popolare, sia perché considerato come uno degli artisti che erano stati tolleranti alle politiche culturali del vecchio regime, sia perché la sua pittura non seguiva le novità delle avanguardie. Più che andare avanti, de Chirico tornava indietro, sia nella storia dell’arte sia in sé stesso. Già a partire dagli ’30 cominciò a dipingere riproduzione dei suoi temi più famosi e cominciò a ispirarsi alla pittura del ‘600 per ritratti e autoritratti, oggi esposti nel salone principale della casa museo.
Il ritorno in Italia per de Chirico coincide con un ritorno su sé stesso. Tutta la pittura dagli anni Cinquanta agli anni Settanta non è che una ripresa dei cicli del suo passato. E` il periodo della Neo-Metafisica, mentre il mondo dell’arte negli anni Cinquanta è concentrato unicamente sulla questione tra informale e astratto. De Chirico ripropone temi e soggetti pittorici delle sue opere passate, una vera e propria ripresa di sé stesso, una copia di sé, una citazione. Così negli anni Sessanta, mentre a Roma si stanno muovendo i nuovissimi artisti tra le gallerie indipendenti e la critica militante innesca le prime polemiche, de Chirico rimane irremovibile nella pittura di sé stesso, ripensando quei temi che aveva inventato nei decenni prima. Apparentemente conservatore, nella regressione de Chirico è rivoluzionario. C’è in questa ultima fase un ritornare a sé stessi, come l’eterno ritorno nietzschiano e c’è anche un’operazione sottilmente ironica-polemica contro chi lo riteneva morto, creativamente, nel 1918, cioè verso quelle persone che apprezzavano solo la sua opera giovanile.
La casa museo
Tutte le prime opere di de Chirico, di fatto quelle più famose, si trovano sparse per vari musei del mondo. L’Italia ad oggi ha pochi nuclei di opere dechirichiane e tutti a Roma (quelle alla GNAM, donate dalla vedova Far, e quelle al museo Carlo Bilotti). La casa museo può considerarsi il luogo che il pittore scelse come suo automuseo. La produzione degli ultimi decenni della sua vita è visibile tutt’oggi qui, dove la maggior parte di questi quadri è rimasta. Sono soprattutto quadri degli anni Sessanta e Settanta, in cui tutto assume un tono più pop e si mischia a più recenti memorie come il paesaggio newyorkese, che tanto lo aveva colpito. Sono questi gli anni anche delle sculture in bronzo e della prima e unica installazione di de Chirico: in occasione della Mostra Contatto Arte-Città del 1973, nell’ambito della XV Triennale di Milano, de Chirico riesce a creare tridimensionalmente uno dei suoi bagni misteriosi (l’opera, in pietra di Vicenza è stata restaurata tra il 2009 e il 2011 ed è visibile alla Triennale di Milano).
De Chirico rimane il punto di riferimento essenziale per gli artisti ancora figurativi come Fabrizio Clerici, Carlo Guarienti, Arturo Nathan, Leonor Fini, Eugene Berman. Paradossalmente, negli anni Settanta, si assiste ad una rivalutazione del Maestro, che ormai è universalmente accettato anche grazie alle grandi retrospettive di Milano e Ferrara del 1970. La sua pittura più recente aveva aperto il dibattito sulla questione dei falsi, della replica e dell’originale, della citazione, dello stile e del gusto, gli stessi temi che nell’arte si riflettevano su ricerche totalmente diverse ma parallele. E` riconosciuto infatti come ispiratore e omaggiato dalle nuove generazioni di artisti come Schifano, Festa, Ceroli e Giulio Paolini, il quale crea un’opera dedicata ad una frase dipinta su un suo autoritratto.
Alla sua morte nel 1978 lascia la casa alla moglie, la quale istituisce nel 1986 insieme a Claudio Bruni Sakraischik, curatore del Catalogo Generale, la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, con il fine di tutelare e promuovere l’opera artistica e intellettuale di Giorgio de Chirico.
Sito ufficiale: fondazionedechirico.org
Salotto anni ’40:
Orfeo trovatore stanco (dettaglio), 1970Trovatore, 1968 (Bronzo argentato)Piazza Metafisica (dettaglio), 1970Gladiatori, 1968Bagni Misteriosi, (retrodatat0 al 1939, ma risalente agli anni ’60)
Salotto:Autoritratto vestito ‘600, 1959Ritratto di Isabella, 1939Autoritratto, 1948Bagnanti (con drappo rosso nel paesaggio), 1945Ritratto di Isabella, 1948