in foto: La chambre turque, 1965-66
Grazie alla grande mostra monografica dedicata a Balthus a Roma ho potuto finalmente vedere, per la prima volta, le opere di questo artista morto 15 anni fa. Uno dei più grandi pittori figurativi del secolo scorso, personaggio a tratti misterioso, solitario, fuori dal tempo sebbene contemporaneo, che scelse pochi temi: le adolescenti, i gatti, i ritratti. Esponente di quella categoria in via di estinzione ovvero i pittori di un’arte fatta di figure intese come immerse in uno spazio che non è fantastico, ma solido, in questo quasi rinascimentale, in cui i soggetti sono sogni personali, non surreali. Ultimo rappresentate di un mondo morente, quello della nobiltà, non solo perché ne era un esponente lui stesso, ma anche perché la raffigurava. Suo è il ritratto, esposto in mostra, di Lelia Caetani, ultima principessa di una delle tre grandi famiglie feudali di Roma (con Colonna e Orsini), curatrice, insieme alla madre, di quel parco di Ninfa, sorto ai piedi del Castello di famiglia a Sermoneta. Con la sua morte, nel 1977, il suo casato si estinguerà definitivamente. Balthus invece sposerà una ragazza giapponese, Setsuko Ideta, pittrice di 35 anni più giovane. Con lei vivrà recluso fino alla morte, realizzando la fusione di due tipi di bellezza: la grazia immateriale orientale e la forma resistente occidentale.
Il percorso della mostra
La mostra si snoda attraverso due tappe: la prima alle scuderie del Quirinale, che raccoglie i capolavori più importanti, dai primi bozzetti e disegni, fino ai dipinti come La Rue, Le roi de chats, La chambre, La patiance. Poi quella a Villa Medici, che raccoglie soprattutto gli ultimi lavori come La chambre turque, Japonaise à la table rouge o addirittura dipinti degli anni 2000/2001, lasciati incompleti a causa della morte. Una sezione espone anche una serie di polaroid, scattate dal pittore alle modelle nella sua casa in Svizzera, che sono esse stesse opere finite. La scelta di Villa Medici non è casuale poiché, a partire dal 1961, Balthus fu nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma.
Nello svolgimento di questo incarico, durato 17 anni, si svolse il suo soggiorno romano, durante il quale Balthus approfondisce la pratica del disegno e della pittura e si misura col progetto di restauro dell’edificio e dei giardini storici. Di fatti, anche la visita delle stanze di Villa Medici è parte integrante della mostra, a partire dal salone della musica e il caffé, con il meraviglioso balcone su Roma, entrambi restaurati su suo progetto. Al piano superiore si possono visitare le stanze del Cardinale, in cui Balthus risiedeva, affrescate da Jacopo Zucchi (fine XVI secolo) e integrate con il restauro del pittore che ha anche aggiunto lampade da lui disegnate, su modello di quelle esistenti in villa, e aggiunto mobili del XVIII secolo da lui acquistati. La stanza più importante è però la Camera turca, raffigurata anche nell’omonimo quadro in mostra. Realizzata nel 1833 dal direttore di allora, il pittore Horace Vernet, è decorata in stile moresco, con i muri ricoperti di ceramiche a motivo geomotrico e il soffitto ad affresco, diventa un’intima camera in stile orientale che Balthus non poteva non amare.
Balthasar Kłossowski de Rola
Balthus era lo pseudonimo che si scelse Balthasar Kłossowski de Rola. Nacque a Parigi nel 1908, ma proveniva da una famiglia nobile polacca. Suo padre Erich Klossowski era un critico d’arte nonché pittore; sua madre Baladine Klossowska, di origine russa, era una pittrice e di lei è esposto un disegno in mostra. In una tale atmosfera i due figli, Balthasar e Pierre hanno modo di venire a contatto sin da bambini con amici di famiglia quali André Gide e Jean Cocteau e soprattutto Rilke, che diventerà in seguito alla separazione dei genitori, amante della madre. E’ lui a seguirlo e ad appoggiarlo nei primi esperimenti artistici.
L’infanzia dei fratelli Kłossowski si muove tra Berlino, Berna e Ginevra, Balthus ritorna in Francia solo nel 1924. Cerca le prime influenze pittoriche in Pierre Bonnard, dal quale riprende la sospensione spirituale; Cèzanne di cui studia la solidità e soprattutto Piero della Francesca, che va a vedere direttamente ad Arezzo e da cui prende la classicità mistica. A questo si somma la conoscenza dei movimenti italiani del Realismo magico e della Metafisica, oltre che dalla Nuova Oggettività tedesca. Diventa amico dei surrealisti Breton e Eluard che però, alla vista dei suoi quadri, lo tacceranno come realista. Suo amico fraterno diventa invece Giacometti a cui è dedicata un sala in mostra. Queste influenze occidentali si incontrano con l’attrazione per il Giappone: le figure piatte, la decorazione invece della forma, la raffinatezza della linea e infine la donna orientale.
Un pittore religioso
Ne viene fuori una pittura enigmatica, aperture voyeristiche su momenti segreti. I soggetti preferiti infatti sono donne, più precisamente giovani se non adolescenti, viste in momenti intimi, personali, che tradiscono l’occhio morboso del pittore. Non c’è movimento nella pittura di Balthus, solo stasi, contemplazione. I colori non sono vivi, ma lattiginosi, tiepidi, come di sogno o di visione. L’elemento perturbante è sempre presente, in modo forte e protagonista, ma ciò che è nuovo è l’assoluta credibilità del perturbante, inserito in una realtà borghese, quasi classica, verosimile. In questo Balthus si distanzia dal surrealismo di matrice francese, che tratta il perturbante come mero motivo di fantasia. Lui ha una cultura mitteleuropea, dove ciò che perturba ha a che fare con un rimosso personale e sessuale, elemento mai esplicitato ma sempre suggerito. Si è parlato infatti a volte di Balthus come pittore erotico, ma era una definizione che rifiutava, anzi, si dichiarava fervente cattolico affermando: “Il pittore deve essere religioso o non essere”.
Balthus
Scuderie del Quirinale / Villa Medici, Roma
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
A cura di Cécile Debray, curatrice del Musée National d’Art Moderne/Centre Pompidou
Sito ufficiale: scuderiequirinale.it
La semaine des quatre jeudis, 1949
Nature morte avec un personnage, 1940
Le peintre et son modele, 1980-81
Stanze di Villa Medici
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