Qualche anno fa il Musée d’Orsay propose una singolare mostra ispirata agli studi di Mario Praz, esponendo una serie di opere e di artisti dai temi neri, macabri e oscuri (L’ange du bizarre. Le romantisme noir de Goya à Max Ernst). Una mostra, però, che indagasse il rapporto tra le arti e l’esoterismo è sempre mancata, fino a questa allestita a Rovigo e curata da Francesco Parisi, che già si era distinto l’anno scorso per aver curato, nella stessa sede, l’altra bellissima mostra sulle “Secessioni Europee”.
Il fascino dell’esoterismo in Europa
Siamo tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del ‘900, tutta la società della Belle Epoque ha una fiducia cieca nella scienza e nel progresso e ostenta felicità mentre corre inconsapevole verso il baratro. Siamo nell’epoca del positivismo e del capitalismo, tuttavia, alcune scoperte scientifiche come le onde elettromagnetiche, la fotografia e poi il cinema e infine la scoperta della psicoanalisi, più che portare sicurezze lasciano intravedere dietro questa realtà, non più così solida, un’altra dimensione.
Si diffondono pratiche che hanno lo scopo di mettere in contatto questo mondo con un altro, quasi sempre identificato con l’aldilà cristiano, ed ecco le sedute spiritiche, le fotografie post-mortem, i negromanti, gli illusionisti, i medium; si forma un tipo di controcultura (o “occultura”) parallela e alternativa a quella rassicurante e ufficiale.
L’idea di un mondo governato da forze più grandi e misteriose stimola nuovi fervori religiosi, aperti anche al contatto con l’Oriente. Édouard Schuré, nel suo libro I grandi iniziati (1889), elenca la vite dei più grandi uomini d’azione di tutti i tempi: Rama, Krishna, Ermete, Mose’, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù, aprendo di fatto la possibilità ad un sincretismo illimitato tra religione e mitologia, filosofia e alchimia. In questo clima si fanno spazio alcune personalità ai limiti della definizione, come Helena Blatavansky, filosofa e medium fondatrice della Società Teosofica (1875) oppure come Aleister Crowley, fondatore di una nuova religione chiamata Thelema e molto vicino al satanismo. E’ sempre in questo periodo che mette a punto la sua dottrina Rudolf Steiner, fondatore della Società Antroposofica (1913), che troverà la sua prima applicazione nella comunità formatasi sul Monte Verità, in Svizzera, un non luogo in cui si viveva in fusione con la natura, secondo i principi del nudismo, vegetarianesimo, pacifismo, e altri culti anche più bizzarri. A queste nuove visioni si mischiavano pensieri più antichi di sapere occulto come massoneria, alchimia e esoterismo.
Huysmans, partito dalle file del naturalismo di Zola, dopo aver scritto il libro cardine del decadentismo À rebours, sceglie le strade di Parigi e la chiesa di Saint Sulpice per ambientare il suo romanzo satanista Là-Bas (1891), un racconto di messe nere e di donne perverse. La rinascita dell’occulto in epoca moderna inizia a Parigi, in cui nacque Eliphas Levi, e dove poi si incontreranno Papus e Péladan per fondare insieme l’”Ordine della Rosa Croce”. Péladan, che si farà chiamare Sār (“gran sacerdote” in lingua caldea), se ne distacca e sceglie la via estetizzante: scrive un ciclo di 19 romanzi sulla decadenza occidentale della religione e dell’arte (La décadence latine, 1886-91) e poi si improvvisa critico d’arte, organizzando una serie di esposizioni “Salon de la Rose+Croix” (1892-97). Questo personaggio, bizzarro ai limiti del ridicolo, capisce che il simbolismo risponde allo stesso bisogno dell’occultismo, quello di andare oltre il dato reale e del puro visibile, per cogliere ciò che si può a malapena percepire. La tensione verso una dimensione altra, infatti, parte dal rifiuto del materialismo e del naturalismo, che in arte corrispondono al rifiuto del realismo e dell’impressione momentanea, sentite ormai come insufficienti per rappresentare la realtà. Il simbolismo è la via alternativa al realismo, perché non esiste una materia con confini precisi, per cui si cerca di andare oltre, di tendere verso principi ideali e spirituali, di cui l’artista si fa tramite perché è un iniziato. Peladan diceva che “il creatore era capace di cogliere il noumeno delle cose”, Kandinskij dirà che l’artista poteva dare forme e colore alle vibrazioni percepibili solo ai sensi interiori.
La mostra e gli artisti
La mostra affronta il tema della magia, esponendo non solo quelle opere che rispecchiano letteralmente l’argomento, come spiritismo (Albert Von Keller, Incidente durante una seduta spiritica), streghe (L.R. Faléro, La sourciere), animali della notte (Gabriele Gabrielli, Gufo), ma anche con opere come Lamia (capolavoro di George Frampton), in cui invece niente di occulto è esplicito, ma tutta l’opera sottende un oscuro significato. Non si pone come scopo il distinguere veri studiosi da creduloni, mode da pratiche religiose, perché l’artista può essere semplicemente ispirato da un immaginario dark, piuttosto che avere una vera e propria partecipazione a pratiche esoteriche, senza per questo produrre opere brutte (l’unico male nell’arte è la volgarità). La tensione verso forze oscure, che corrono al di sotto della realtà, è qui intesa non tanto e non solo come ribellione verso i temi tradizionali, ma soprattutto come un tentativo di re-sacralizzazione dell’arte, percorrendo anche vie sperimentali. Non a caso i protagonisti delle grandi avanguardie del ‘900 hanno mosso i primi passi proprio in queste atmosfere, per questo la mostra espone opere di Duchamp, Kandinskij, Klee e Mondrian, con una delle sue pochissime opere figurative.
Oltre ai francesi (Redon, Sèon, Osbert), gli artisti esposti sono anche belgi (Khonpff, Delville, Rops, Ensor), tedeschi (Albert Von Keller, Hans Stoltenberg Lerche), inglesi (Sidney Sime, Austin Osman Spare, George Frampton), svizzeri (Carlos Schwabe, Johannes Itten), cechi (Frantisek Kobliha, Jaroslav Panuska, Josef Vachal, già esposti l’anno scorso in un’ampia sezione della mostra “Secessioni Europee”, curata dallo stesso curatore).
L’ Italia, paese della luce, contribuisce a questa schiera di artisti in maniera personalissima, basti vedere i due tavolini in legno, il primo quello di Thayaht, per le sedute spiritiche, e il secondo di Julius Evola, figura singolarissima e controversa di filosofo, esoterista e pittore, le cui opere raramente possono vedersi pubblicamente esposte. Sono presenti anche opere dei futuristi Giacomo Balla e Luigi Russolo e del meno conosciuto Arnaldo Ginna; il genio della grafica oscura Alberto Martini, di cui è presente anche un olio; fotografie di Anton Giulio Bragaglia, che inventò la tecnica del fotodinamismo; Manuel Orazi con il suo rarissimo calendario magico, che si dice fu stampato in numero simbolico di 777 copie, e poi artisti davvero sconosciuti come Raoul Dal Molin Ferenzona, visionario illustratore e disegnatore tra il liberty e il futurismo e Gabriele Gabrielli, pittore morto suicida a 24 anni, appassionato di Baudelaire e Poe. Del resto Crowley, di cui in mostra è presente un raro ritratto (a firma di Simeon Leon Engers “Kennedy”), era venuto ad abitare proprio in Italia, nella mediterraneissima Sicilia, in un castello vicino Cefalù. Perché è dove c’è maggiore luce, che l’ombra si fa più nera.
La raffinata sezione di grafica, che comprende numerose prime edizioni illustrate come quelle dei libri di Péladan o di D’Aurevilly, entrambi illustrati da Rops, è a cura di Emanuele Bardazzi, già curatore della mostra sulla Femme Fatale.
Bellissimo il catalogo, come sempre edito da Silvana Editoriale, al quale ho collaborato scrivendo alcune schede.
Ringrazio lo Studio ESSECI nella persona di Simone Raddi.
Arte e Magia
Palazzo Roverella | Rovigo
29 settembre 2018 – 27 gennaio 2019
Sito: www.palazzoroverella.com
catalogo della mostra Arte e Magia
Jeanne Jacquemin, Coupe de Suavité, 1894
due opere di Fidus
tre opere di Gabriele Gabrielli
Alberto Martini, Diavolessa
Ernesto Michaehelles detto Thayaht, Tavolo tripode tondo per le sedute spiritiche
Diefenbach + Raoul du GardierAustin Osman Spareil tavolo alchemico di Julius EvolaJulius Evola + due opere di Balla
al centro: Ritratto di Aleister Crowley di Simeon Leon Engers “Kennedy”Manuel Orazi, Calendrier Magique
1 Commento a “Arte e Magia, mostra a Rovigo”
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