E’ stato lo stesso Gregory Crewdson a presenziare l’apertura della sua mostra fotografica “Sanctuary” il 3 febbraio pomeriggio alla Gagosian Gallery di Roma.
Fino al 5 marzo rimarranno esposti nella grande sala bianca i quarantuno lavori fotografici, tutti in bianco e nero e solo in minima parte postprodotti digitalmente.
Si tratta di scatti ripresi negli studi cinematografici di Cinecittà, durante le riprese della serie televisiva americana “Rome” , dove Crewdson ha lavorato nel 2005.
Dopo l’ultima serie Beneath the Roses (2003-2007), in cui aveva catturato il malessere della desolata provincia americana, l’artista ritorna con i suoi grandi spazi, ma questa volta elimina qualsiasi presenza umana e rende tutto bianco e nero, per una sensazione finale di totale abbandono.
Sanctuary mostra i momenti morti del set, quando lo scenario sta ormai decadendo; luoghi surreali che, mentre li guardiamo, non esistono già più e che in fondo non sono mai esistiti.
I set non sono qui solo dei fondali, ma diventano protagonisti, trasformandosi in paesaggi muti in cui l’essere umano c’è stato ed è sparito, lasciando solo qualche traccia.
La strada infestata dall’erba alta, gli archi che nascondono altri archi, un piccione che si riflette nell’acqua, il tempio attraversato da un raggio di luce e le rose appassite vicino ad una fontana, rendono l’illusione tale da ricordare quasi le atmosfere sospese della Roma mitica di Lawrence Alma-Tadema.
Soltanto in un secondo momento ci accorgiamo delle case anni settanta in lontananza, le impalcature che reggono i fondali e il pacchetto di sigarette a terra.
Le rovine (finte) del mondo romano si confondono con le rovine (vere) degli scenari artificiali per creare una confusione tra realtà e finzione .
L’artista ha detto : “In queste immagini attingo alla calma ed al mistero che avvolgono i set cinematografici abbandonati. Come in gran parte del mio lavoro, ho osservato l’indefinita linea di confine fra realtà e finzione, natura ed artificio, bellezza e decadenza.”
Crewdson ci mostra ciò che resta del set dopo il film, ci mostra gli scarti.
Gli oggetti che rimangono, gli scenari di cartone e di legno, diventano testimoni di quel che è stato e ora è destinato a sparire.
Queste fotografie li consacrano alla memoria e, salvandoli dalla scomparsa, li trasformano in Santuari.
Lisa.
(pictures and info via gagosian gallery)