Appena giunti ad Ariccia, superato il lungo ponte che rettifica il tracciato dell’Appia, subito sulla destra Palazzo Chigi accoglie il visitatore. Con la sua imponente mole domina la prospicente piazza di corte in cui, le due fontane gemelle e la bella chiesa berniniana di Santa Maria Assunta, creano uno spazio raccolto ma nobile.
La costruzione del palazzo
L’intera area venne edificata quando Flavio, insieme a Mario ed Agostino Chigi, fratello e nipoti del pontefice Alessandro VII, acquistarono nel 1661 il feudo di Ariccia dai Savelli e iniziarono l’opera di ampliamento dell’antico palazzo edificato tra il 1576-1590, affidando il progetto all’architetto Carlo Fontana. Questi realizzò una costruzione delimitata agli angoli da quattro torrioni quadrangolari (di cui l’ultimo realizzato da Augusto Chigi soltanto nel 1740) che, avanzando verso l’esterno, scandiscono lo spazio. Guardando la severa facciata, più che di fronte ad una dimora adibita al ritiro ed ai piaceri della vita agreste, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una fortezza: la facciata è ingentilita soltanto dal portale d’ingresso colonnato, che sostiene il balcone del piano nobile e, all’interno, da un cortile balaustrato decorato da fontane, che si affacciano sul parco boschivo. Ma ciò che lascia stupefatti, una volta entrati al suo interno è la bellezza barocca degli ambienti, in cui le varie generazioni di abitanti, in un accumulo lento e stratificato, hanno lasciato arredi, tappezzerie e oggetti che vanno dal Seicento fino all’Ottocento, il tutto rimasto per lo più intatto.
Non a caso il fascino polveroso della dimora venne considerato perfetto da Luchino Visconti per girarvi alcune scene del Gattopardo. In particolare tutti gli interni di Donnafugata, la famosa dimora di campagna dei Salina grande a tal punto che nessuno conosceva il numero preciso delle stanze, con le soffitte polverose in cui Tancredi e Angelica si perdevano inseguendosi, sono quelle di Palazzo Chigi; il famoso pranzo dove i due si conobbero si svolse nell’attuale salone da musica e lo studio del principe Fabrizio era nella cosiddetta Sala delle Belle.
La decorazione e gli interni
Ciascuna delle oltre ventisei sale presenta ricche decorazioni, a cominciare dagli affreschi delle stanze del pianterreno, con un ciclo di segni zodiacali ed uccelli eseguiti da artisti come Bernardino Cesari, Giovanni da Momper e Pietro Tempesta, per citarne soltanto alcuni; seguono le nove stanze dette del Cardinale, così chiamate poiché originario appartamento di Flavio Chigi e gli affreschi ottocenteschi nella loggia al piano nobile, usata come sala da pranzo estiva. Agli affreschi si alternano parati di seta e preziosi corami, ovvero cuoi di Cordoba incisi a motivi vegetali, a loro volta colorati dorati o argentati, di cui si conservano anche le antiche matrici in legno e che sono alcuni dei pochissimi conservati ancora negli ambienti originali per i quali vennero concepiti.
Anche se ogni ambiente sarebbe degno di essere descritto, perché ricco di mobilio e quadri di pregio, tra tutti spiccano per curiosità: la Farmacia, uno stanzino rosso pieno di scansie adibito alle preparazioni mediche e alle cui pareti è appesa una collezione di ritrattini su rame; la sala con la collezione di ritratti delle monache della famiglia Chigi, a cui, con una sorta di curiosa alternanza tra devozione religiosa e lusso esibito tipica delle famiglie papali, sembra fare il verso quella detta delle Belle. Si tratta di una sorta di Cabinet des dames in cui fanno mostra di sé 37 ritratti delle donne della casata, famose per la loro avvenenza, eseguiti nel 1679 da Pietro Paolo Veglia.
Fanno seguito un’infilata di stanze con ambienti di rappresentanza come la sala da pranzo con alle pareti quattro tele rappresentanti le Stagioni, opera di Mario de’ Fiori, e vari artisti tra cui Carlo Maratti; la sala da gioco, che ospita sul tavolo al centro una sorta di antico antenato del biliardo; infine il grande salone dove spicca il monumentale camino sul quale spicca la bella tela del Baciccio e alle pareti i cartoni preparatori per i mosaici di San Pietro. Da questa sala si accede alla piccola cappella sul cui muro è dipinto a sanguigna San Giuseppe col Bambino, una delle rare opere pittoriche conosciute del Bernini. Seguono poi gli ambienti settecenteschi e, tra tutti, il salottino affrescato tra il 1788-90 da Giuseppe Cades, con scene tratte dall’Orlando Furioso.
Il fascino di un luogo rimasto inalterato
La conservazione degli ambienti, degli arredi e della quadreria è stata possibile grazie al fatto che l’edificio è restato per secoli di proprietà della famiglia Chigi, che l’ha venduto insieme al Parco allo Stato Italiano soltanto nel 1989. Da allora il comune di Ariccia ha iniziato un lungo processo di restauro, che ha interessato sia la struttura architettonica sia tutto ciò che essa contiene e che continua tutt’ora, rendendo fruibile le stanze nobili e rifunzionalizzando quelle dei piani alti dove, in alcune, si svolgono mostre temporanee ed in altre è stato allestito il Museo del Barocco Romano.
Questo piccolo museo, inaugurato nel 2008, merita una menzione particolare perché raccoglie ed espone in una decina di sale circa 300 opere provenienti perlopiù dalle donazioni delle diverse collezioni private Lemme, Fagiolo dell’Arco, Laschena e Ferrari. Le tele, disposte “ad incrostazione” come in un’antica quadreria, sono un insieme coerente di ritratti, quadri devozionali o bozzetti, frutto di acquisizioni sul mercato antiquario, ma che annoverano artisti importantissimi come Maratti, Baciccio, Brandi, Sacchi, Gimignani, Giaquinto e rappresentano un esempio unico della pittura romana del Sei e Settecento che vale una visita, anche per il pubblico meno esperto.
BIBLIOGRAFIA
I. Belli Barsali, Ville delle campagna romana, 1975, pp. 244-248.
M.G. Aurigemma, Palazzi del Lazio dal XII al XIX secolo, 1992, pp. 31-33.
Casale, F. Petrucci, Il Museo del Barocco Romano: la collezione Lemme a Palazzo Chigi in Ariccia, 2007.
B. Guerrieri Borsoi, F. Petrucci, Il Museo del Brocco Romano: le collezioni Ferrari, Laschena ed altre donazioni a Palazzo Chigi in Ariccia, 2008.
Pittura Barocca romana: dal Cavalier d’Arpino a Fratel Pozzo – La collezione Fagiolo, 1999.
Sito ufficiale: www.palazzochigiariccia.it
Il Gattopardo, Luchino Visconti
2 Commenti a “Palazzo Chigi, Ariccia”
Ottimo lavoro,sintetico ma esauriente.
Brava
Ottimo lavoro,sintetico ma esauriente.
Brava