Non credo ci siano altri posti così a Parigi e forse nemmeno altrove. Il Maxim’s è un vero e proprio gioiellino, rimasto quasi inalterato dagli anni novanta del 1800. Famoso per essere stato uno dei più importanti ristoranti della Belle Epoque, entrare oggi al Maxim’s significa fare un tuffo indietro nel tempo, vedere veramente quello che si poteva vedere a Parigi nel 1890.
La storia della collezione
Il ristorante fu fondato nel 1893 da Maxime Gaillard e divenne in breve tempo il luogo di ritrovo più alla moda della città. Si devono al successivo proprietario, Eugene Cornuché, gli arredi Art Nouveau tutt’oggi visibili e che ho pubblicato in questo post.
Tutt’ora conosciuto e attivo come ristorante, poco conosciuta è invece la collezione e il museo che l’attuale proprietario, lo stilista Pierre Cardin, ha qui allestito e ha intelligentemente aperto al pubblico.
Cardin è sempre stato appassionato di Art Nouveau e da circa 60 anni colleziona oggetti di quel periodo arrivando a più di 550 pezzi tra cui vasi, posate, sedie e divani, lampade e moltissimi altri. La maggior parte sono firmati dai più famosi creatori dell’Art Nouveau sopratutto francesi come Majorelle, Gallé, Massier, Tiffany ma ci sono anche pezzi di art nouveau tedesca e dell’Europa dell’est. Il pezzo più antico è del 1893.
Quando Cardin comprò il Maxim’s nel 1981, decise di allestire lì la sua collezione, ricreando un appartamento simile a quello di una cortigiana dell’epoca. Tre stanze sono le più importanti: la veranda, la sala e la camera da letto. Fanno parte della visita, oltre a questi appartamenti, anche le sale del ristorante vero e proprio (che ho pubblicato qui).
Il confine tra lo storicamente esatto e il fantasticamente ricostruito si confonde, spesso si ha una lieve sensazione di essere davanti a delle mistificazioni. Molti oggetti hanno forme ambigue, che sfiorano il grottesco e evadono nel cattivo gusto, nel kitsch vero e proprio. Ma questa è l’Art Nouveau: finzione della Natura, Bellezza artificiale.
Visite
Le visite al Maxim’s si possono prenotare ogni giorno, tranne il lunedì e il martedì, solo in orari stabiliti (che si possono leggere qui) e sono accompagnate da una guida.
Durante la mia visita al museo avevo notato che la guida era veramente brillante, raccontava molti aneddoti e sembrava essere personalmente appassionato del periodo. Ho scoperto solo dopo che si trattava dello stesso Pierre-André Hélène, storico dell’arte e curatore del museo, studioso del periodo fine ‘800 e inizi ‘900 e di Parigi. Ha scritto anche dei libri “Toulouse-Lautrec in Montmartre” e “Palaces of France, Life and Memories of Extravagance”.
Per vedere il post successivo sulle sale art nouveau del ristorante cliccare qui.
Maxim’s art nouveau restaurant halls here.
Source/Fonte: Maxim’s Art Nouveau Museum
The Veranda:
In questa stanza introduttiva sono esposti moltissimi oggetti, sopratutto vasi di porcellana o in peltro. Le forme sono ridondanti e sempre curvilinee, floreali perlopiù ma, non solo. Come lo storico Pierre-André Hélène spiegava, la curva è una caratteristica specifica dell’art nouveau francese, più si va nell’est Europa e più le forme tendono a diventare geometriche.
Oltre alle forme zoomorfiche e fitomorfiche, altra ossessione era la donna che appariva ovunque come motivo decorativo. Questa anforetta in peltro, ad esempio, ha un manico a forma di un corpo di donna che bisognava impugnare se si voleva versare il contenuto. Con tutte le allusioni possibili che questo poteva generare.
little bathroom:
The Parlor:
Il salotto è la stanza più grande e più ricca: è allestita in modo da sembrare una vera sala da pranzo e raccoglie molti oggetti legati al salotto. Si possono subito notare le poltroncine e il divanetto disegnati da Gaudì e rivestiti da una tappezzeria Morris oppure gli intricatissimi tavoli e scaffali in legno di Majorelle. Il servizio di porcellana sul tavolo centrale è invece di Massier, così come tutti gli altri pezzi di porcellana colorata della stanza tra cui un vaso da fiori in forma di corolla, che forse sfiora la bruttezza, sicuramente il kitsch.
armchair by Gaudì
flowerpot by Majorelle
little couch by Gaudì
The Bedroom:
La stanza da letto è forse la più suggestiva: riproduce quella che poteva essere una camera da letto di una cortigiana della Belle Epoque. Il letto e l’armadio sono pezzi di Majorelle, le lampade di Tiffany. Ma l’attenzione è attratta sopratutto dalla toilette con specchiera su cui è esposto un set di spazzole appartenute a Sarah Bernhardt: di lei il museo ha anche un altro raro cimelio, un gioiello da testa.
Sulle pareti c’è un disegno di Henri de Toulouse Lautrec e non è l’unico del museo.
Ricordo benissimo cosa ci ha detto lo storico Hélène riguardo questi due oggetti. Il vaso qui sopra sembrerebbe rappresentare una ninfa innocente, ma se si osserva attentamente si vede che regge una tela di ragno nella quale è rimasta intrappolata una libellula, destinata a morire.
Ancora più particolare è questo vaso con testa di donna: sembra sorridente e benevola, ma se ci si sofferma a guardare la parte concava ci si accorge che quello altro non è che un vortice d’acqua, in cui delle persone stanno affogando.
Tutta la nostra visione cambia e negli occhi della donna vediamo la morte.
Sarah Bernhardt’s brush set
Lautrec’ drawing
A little hallway:
Another bedroom:
Lautrec’ affiche
The showcase:
Sarah Bernhardt’s owl headpiece
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