Made in Italy: souvenir di viaggio

Andy Warhol, Vesuvius 1985

A pochi giorni dall’inaugurazione della Biennale, Larry Gagosian – non a caso detto “The shark”- è riuscito ad allestire una mostra che espone circa 40 tra gli artisti più importanti degli ultimi 60 anni giustificandola con la scusa che più va di moda quest’anno: la celebrazione dei 150 anni.

La mostra, intitolata “Made in Italy” ed esposta fino al 29 luglio, è la diciassettesima da quando la galleria ha aperto nel 2007 e la prima che non sia monografica. Curata da Mario Codognato, curatore generale del museo MADRE di Napoli, espone più di 40 opere, molte delle quali provenienti da collezioni private e fondazioni, evitando così facili stereotipi e opere inflazionate.
Di commemorazioni ne sono state fatte anche troppe e questa mostra poteva avere un sapore retorico o, peggio ancora, fungere da pretesto per una collettiva altrimenti ingiustificabile. Resta da chiedersi se davvero così tanto l’Italia ha ispirato gli artisti contemporanei.

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In fondo nulla di nuovo, se pensiamo che il Gran Tour in Italia era già di moda dalla fine del ‘700 e lasciava gli stranieri così frastornati (ricordate Stendhal?) da farli sentir male. La storia è la stessa, solo che siamo nella prima metà del ‘900 e non c’è più nulla di romantico nel guardare le rovine. Ne esce fuori un tour nostalgico in cui il passato artistico italiano è ricordato e citato nei modi più svariati, ma sempre con un po’ di riserbo, quasi distrattamente e sempre in maniera personalissima.

Si va dai maestri antichi quali Caravaggio (la Shermann) e Da Vinci (Duchamp e Warhol) ai più moderni come De Chirico (ancora Warhol); agli scrittori Pasolini (Mike Kelley) e Italo Calvino (Richard Serra); addirittura personaggi di fantasia come la Lucia Mondella in acciaio di Jeff Koons o anche opere emblematiche come la Venere di Canova (Richard Prince) e il Laooconte (Drawing for Laocoon) che Roy Lichtenstein disegnò su richiesta di Gianni Versace.

Non mancano le città simbolo che tanto piacciono ai turisti stranieri: la Rimini affollata di Andreas Gursky, la Venezia incomprensibile di Rauschenberg (“Ca’ Pesaro”) e Napoli citata ben da tre artisti: “Vesuvius” di Warhol, “Vesuv” di Gerard Richter e anche l’insospettabile Damien Hirst.

La sua opera “Can’t live with you, Can’t live without you” consiste in due bacheche nelle quali sono state ordinatamente poste vaschette contenenti pesci conservati in formaldeide e che l’artista stesso ha acquistato al mercato di Napoli nel 2008.

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Un po’ troppo lontano come riferimento all’Italia, certo, ma se è per questo c’è anche il limone (Capri-Batterie) di Beuys che dovrebbe rappresentare Capri. Del resto mica potevamo aspettarci sublimi vedute della campagna romana o grandiose evocazioni classiciste. Nulla è evidente: il paragone diventerebbe troppo ingombrante e quindi avvilente.

L’Italia “rimane per il poeta il luogo prediletto, per l’artista il luogo necessario, e per tutti il luogo di sogni e incantevoli visioni”.
E questa, in fondo, non è altro che una mostra di turisti che espongono più o meno personali memorie di viaggio, foto-ricordo, oggetti quotidiani, souvenir, frutta e pesce comprati al mercato la mattina.

27 maggio – 29 luglio 2011

Gagosian Gallery

Via Francesco Crispi 16

Roma 00187

Tel +39 06 42086498

info@gagosian.com

http://www.gagosian.com

articolo per dudemag

Damien Hirst, Can’t live with you, Can’t live without you 2008

Andy Warhol, The Two Sister (After De Chirico) 1982

Joseph Beuys, Capri Batterie, 1985

Jeff Koons, Italian Woman 1986

Cindy Sherman, Untitled #224 (Bacchino malato) 1990


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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