Boni and Le Palais Rose

Boni by Nadar

Boni de Castellane

Marquis Boniface de Castellane, belonging to one of those ancient French families, married Anna Gould, daughter of the tycoon and king of American railroads Jay Gould in 1895. Although he was not exactly poor at that time, he was
suddenly able to realize all of his dreams. He started a spending spree which included buying chateaux, vessels and giving parties (once he even hired the entire Bois de Boulogne for a party!) and became known as one of the best dressed men in Europe.  Boni, like every dandy, loved to be surrounded by beautiful things, artworks, clothes and having balls, among his friends there were Marcel Proust, Montesquiou, Sarah Bernhardt, Pierre Loti and many others. One day he decided to make real one of his latest fantasy: to build a big palace inspired by the Grand Trianon. The task was commisioned to the architect Paul-Ernest Samson and works began in 1896. He named it Palais Rose, because of the  pink colour of marble used.

The opulent palace, placed in 50 Avanue Floch in the 16th arrondissement in Paris, was finally opened in 1903 and, until 1906, hosted masquerade balls and parties, which the marquis himself attended, inviting up to 2000 guests like the party held for the kings of Portugal and Spain in December  the 12th 1905 .

But in 1906 the couple separated and later divorced because of Marquis’ too much spending for the Palais Rose (he spent more than 10 millions dollars from his wife’s patrimony).

Boni found himself poor, Anna left him alone with his clothes and depts, but despite destitute, his humor didn’t disappear and released a ironic handbook “The art of being poor” among other books like “How I discovered America” and his memories. With his reputation as a figure of elegance and experience in introducing wealth to taste, he became an antiques dealer and died in 1932.

Anna, instead, remarried with Hélie de Talleyrand-Périgord, duke of Talleyrand e prince of Sagan and also Boni’s cousin. The Palais Rose went under some changes until 1939, when Anna’s new husband died and she came back to America. From that on, the Palais Rose will be left neglected and forgotten, decoration sold and scattered around.

From 1940 to 1944 the palace was used by general Carl-Heinrich von Stülpnagel and then French government used it for diplomatic conferences in 1949, for the “Big 4” meeting, and 1955 for a foreign affairs council. Anna Gould died in 1961 and the following year the heirs, because of problems due to undivided property, put for sale the Palais, valued for 40-50 millions new francs. It was suggested to the government to classify the palace as a historic monument, but the request was rejected. A free association for the palace’s safe was also formed who suggested several ways to use it as an international conferences centre, as an embassy base and even as a museum for XIX century art, which later will be placed in the former railway station d’Orsay, that was going to be demolished otherwise.

In 1968 the palace was bought by the builder Tullio Deromedi who started to dismantle stuccoworks, windows, boiseries, marbles before the authorization of demolition was lagally given in 1969. Several robberies occurred, both small elements, like door handles and others, and decoration elements, like the big fountain from the greenhouse. Deromedi also took for his private house the marble stairs and the balustrade of the Great Stairway and the pool in white marble and sold the rest. Artworks were allocated among the heirs and other objects were sold by auction. During the demolition were found closets full of dresses, liveries, shoes, books and letters. Memories from a forgotten and erased past.

PS: The Boni Palais Rose is not to be confused with another Palais Rose placed in Le Vesinet, just outside Paris, also inspired by the Grand Trianon and which was built by Albert Schweitzer and later inhabited by Robert de Montesquiou and the Marchesa Casati.

Books: Boni’s books are not so easy to find, except for “How I discovered America” (available here). Lately has been released a book about Boni by Eric Mension-Rigau (here) but it’s in french only. There is a site entirely dedicated to Boni (bonidecastellane.canalblog.com).

***

Proveniente da una famiglia di antica nobiltà francese, il Conte Boniface de Castellane, si sposò con Anna Gould, figlia di un ricchissimo magnate americano nel 1895, a New York. Il matrimonio gli portò una grande ricchezza che cominciò ad utilizzare in maniera quanto mai sregolata. Così, tornato in Europa con la nuova moglie, si lasciò andare ad una serie di spese folli, comprò un paio di castelli e addirittura affittò l’intero Bois de Boulogne per una festa. Boni era un dandy, gli piaceva vestire, dare feste, essere circondato da oggetti di lusso, era amico di Marcel Proust, il conte di Montesquiou e molti altri personaggi del suo periodo. La più grande follia che fece, però, fu la costruzione del Palais Rose, un sontuoso palazzo su modello del Grand Trianon, commissionato all’architetto Paul-Ernest Samson e i cui lavori iniziarono nel 1896.

Il lussuoso edificio, situato al numero 50 di Avanue Floch nel XVI arrondissement di Parigi, sarà inaugurato nel 1902 e, fino al 1906, assisterà a grandiosi balli e feste in costume organizzate dallo stesso Conte per un massimo di 2000 invitati, come la festa in onore dei sovrani di Spagna e Portogallo il 12 dicembre del 1905.

Nel gennaio del 1906, in seguito anche alla pressione esercitata dalla famiglia di Anna, allarmata dalla dispendiosa e sconsiderata condotta di Boni che era stato capace di spendere ben 10 milioni di dollari del patrimonio di lei, chiede ed ottiene il divorzio.

Boni si trovò improvvisamente povero e, benché non possedeva più nulla, non gli sparì l’umorismo e pubblicò un manuale dall’ironico titolo “L’arte di essere povero” oltre che “Come scoprii l’America” e “Vent’anni di Parigi”. Grazie alla sua reputazione di esperto del bello ed esteta, si reinventò come antiquario e morì nel 1932.

Anna invece si risposò con Hélie de Talleyrand-Périgord, duca di Talleyrand e principe di Sagan, nonché cugino di Boni e furono fatti alcuni piccoli cambiamenti al Palais. Nel 1939 Anna rimase vedova e tornò in America, da quel momento il Palais fu abbandonato e dimenticato, gli arredamenti venduti e dispersi. Ma non finisce qui.

Dal 1940 al 1944 il palazzo fu occupato dal generale Carl-Heinrich von Stülpnagel. Poi passò in gestione al governo francese che qui vi organizzò, nel 1949, la “Conferenza dei Grandi Quattro” e, nel 1955, un consiglio dei ministri degli Affari Esteri. Anna Gould morirà nel 1961 e l’anno successivo gli eredi, per indivisa proprietà, metteranno in vendita il palazzo per un cifra stimata tra i 40-50 milioni di nuovi franchi. A quel punto si suggerì al governo di classificare il Palais Rose come monumento storico, ma la richiesta fu respinta. Si costituì anche un’associazione per la protezione del palazzo che propose numerosi utilizzi dell’edificio come sede di ambasciata, residenza per ospiti illustri, centro congressi internazionale e, anche, sede per un museo d’arte del XIX secolo (che prenderà poi sede nella vecchia stazione ferroviaria d’Orsay, anch’essa minacciata di essere distrutta) ma non se ne fece niente.

Nel 1968 l’edificio fu comprato dal sig. Tullio Deromedi, un imprenditore di lavori pubblici che, già prima della firma del permesso alla demolizione, arrivata nel 1969, aveva fatto smembrare stucchi, finestre, boiseries, marmi e rivestimenti dei camini. Molti furono allora i saccheggi, sopratutto le maniglie delle porte e altri piccoli elementi, sparì anche la grande fontana della serra. Lo stesso Deromedi tenne per sé alcuni elementi della Grande Scalinata, tra cui gli scalini di marmo, le balaustre e la piscina di marmo bianco che si fece istallare nella sua proprietà e poi vendette il resto. Gli oggetti d’arte furono distribuiti tra i coeredi mentre, le opere minori, furono disperse in varie aste pubbliche. Durante la demolizione del palazzo, furono trovati negli armadi una serie di abiti maschili e femminili, livree, scarpe, libri e lettere. Ricordi di un tempo passato e cancellato.

PS: il Palais Rose di Boni non deve essere confuso con un altro Palais Rose ispirato anch’esso al Gran Trianon, ma situato a Le Vesinet, poco fuori da Parigi, costruito da Albert Schweitzer e poi abitato da Robert de Montesquiou e dalla Marchesa Casati.

Libri: i libri di Boni non sono mai stati pubblicati in Italia per cui bisogna cercare tra edizioni inglesi e francesi e sono tutti abbastanza introvabili ormai, tranne forse la versione inglese di “Come ho scoperto l’America”. Recentemente è stato pubblicato un libro su Boni di Eric Mension-Rigau, ma è solo in francese. In compenso esiste un sito unicamente dedicatogli (bonidecastellane.canalblog.com).


Boni de Castellane dressed for a ball by Jules Cayron

Le Palais Rose

The only informations I was able to find online about the description of the Palais Rose is the wikipedia french voice of Palais Rose de l’avenue Foch which I tried to give an Italian traslation.

I lavori durarono circa 6 anni. La facciata principale, quella che dava sul viale Floch, era una quasi fedele riproduzione del Grand Trianon da cui riprendeva le campate ad arco, la balaustra che nascondeva il tetto in ferro battutto e i pilastri in marmo rosa (da cui il nome).

L’ingresso principale si trovava in via de Malakoff. Dopo aver attraversato il cortile, tre porte davano accesso ad un grande salone lastricato e decorato di marmi policromi. Aldilà del vestibolo si poteva ammirare la Grande Scalinata detta degli ambasciatori di Versailles (perché da quella ispirata). La due rampe di marmo (rosso per gli scalini e nero per il corrimano) introducevano al piano nobile il quale aveva, da un lato, la sala da pranzo decorata con una boiserie verde acqua ispirata a quella del Padiglione Francese del Gran Trianon e che poteva contenere 180 persone, una serra e un piccolo teatro e, dall’altro lato, il Salone delle Arti in cui si elogiavano le arti della pittura, scultura, architettura e la musica ed ispirata al Salone della Guerra di Versailles. Una lunga galleria collegava le due parti.

L’arredamento, frutto di lunghe ricerche per individuare gli artigiani migliori, era stato affidato a: il maestro- decoratore Espouy, che fu l’autore dei dipinti sulle volte e sui soffitti compreso quello della Grande Scalinata (rappresentante “I cinque continenti” su ispirazione di quello di Charles Le Brun), Cruchet per le sculture (e le decorazioni della volta del vestibolo), Aube per i bassorilievi della sala grande, Felz la biblioteca, il doratore Fourier la pinacoteca e il marmista Huvé. I giardini, alla francese, erano stati costruiti dal famoso paesaggista Achille Duchêne, che aveva ricostruito molti parchi all’epoca, come quello del castello di Champs a Champs-sur-Marne.

Boni era molto esigente e non badava a spese: fece rifare la facciata due volte perché “il marmo italiano sbiadiva sotto il cielo parigino” e fece anche aumentare l’altezza delle finestre in modo da fare entrare più luce. E’ stato anche dipinto un trompe d’oeil su marmo cioè finte sfumature di marmo su marmo vero per farlo apparire secondo le colorazioni desiderate da Boni. Nonostante la grande fortuna spesa per la costruzione del Palais Rose, proveniente dalla ricchezza della moglie (si pensa a 4 milioni di franchi d’oro) non si riuscì a completarlo. La sua sontuosità, ormai anacronistica sul finire della Belle Epoque, rimase a ricordo dell’impresa sconsiderata di Boni che, lasciato dalla moglie, si trovò povero e privo della sua reggia.

source: fr.wikipedia.org; strangeflowers.wordpress.com; bonidecastellane.canalblog.com

Le Palais Rose by Van Dongen


Aesthete. Art historian & blogger. Content creator and storyteller. Fond of real and virtual wunderkammer. Founder and main author of rocaille.it.

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