foto: Eugéne Jansson selfportrait, 1901.
Thielska Galleriet, Stockholm
Dalla Svezia con amore
di Giovanbattista Brambilla (pubblicato in “PRIDE”, dicembre 2010)
Tutti gli articoli di Giovanbattista Brambilla qui.
Qualche anno fa ero a Stoccolma e mi stupii a rubare, di notte, un poster pubblicitario per una manifestazione gay affisso su una staccionata. Raffigurava un dipinto, con uomini nudi in piscina, il cui stile ricordava molto quello del simbolista norvegese Edward Munch (1863-1944), ma con afflato molto più vitalistico e solare. Non c’era il nome dell’autore e mi proposi di fare ricerche ad hoc.
Con mia enorme sorpresa, il giorno dopo, fui portarono a vedere una casa storica, al numero 40 di Bastugatan, in cui erano vissuti tra la fine dell’800 ed inizi ‘900 due fratelli notoriamente omosessuali assai famosi in patria. Uno di loro era proprio il pittore Eugène Frederik Jansson (1862-1915), autore del dipinto “Agli stabilimenti balneari”(1907) per cui avevo perduto la testa senza ritegno.
La riscoperta di tale artista in Svezia è cosa assai recente. Benché tutti i suoi quadri fossero ben noti ed esposti, da sempre, nei più importanti musei d’arte nazionali.
Per decenni nessun critico volle affrontare il tema lampantemente “omoerotico” dei quadri con nudi di bagnanti ed atleti che avevano caratterizzato la fase adulta del lavoro di Jansson. Preferendo, invece, alzare sugli altari del “naturalismo nordico” i suoi paesaggi notturni, le vedute di scorci cittadini o fabbriche ed ambienti working-class avvolti da atmosfere albeggianti o crepuscolari. Il tutto condito con simbolismo melanconico e premonizioni sulle misteriose e gravi incombenze del destino.
Tale silenzio sui quadri, monumentali e di grande formato, raffiguranti nudi maschili, tanto disinvolti quanto carnalmente espliciti, dopo l’imbarazzo dei suoi contemporanei non furono mai più esposti in nessuna retrospettiva dedicata alla pittura scandinava d’inizio ‘900.
Riddarfjarden, Stockholm, 1898. National Museum of Stockholm
Hogsommarnatt, 1895. Bukowskis
Dawn over Riddarfjärden, 1899. Prins Eugens Waldemarsudde
I fratelli Jansson
Morto relativamente giovane, a 53 anni dopo aver passato tutta la vita in condizioni di salute assai precarie, Jansson ebbe pure la sfortuna d’avere un fratello minore, gay e timorato di dio, che ne distrusse tutto l’archivio privato con migliaia di disegni erotici, fotografie e scambi epistolari intimi tra il pittore e i suoi modelli (che in alcuni casi ne furono pure amanti). La cosa è assai comprensibile per l’epoca. Perché il fratello Adrian Jansson (1871-1938) per un soffio non fu coinvolto in uno scandalo che nel 1906 gettò sconcerto nell’opinione pubblica.
In Svezia, c’erano in vigore le severe leggi “anti-sodomia” e fu condannato a dieci mesi di lavori forzati lo scultore e ricchissimo proprietario di fonderie Nils Santesson (1873-1960), molto amico di Adrian Jansson. In seguito, nel 1912, Santesson andò a vivere a Parigi e da li ci fu una fitta corrispondenza epistolare con Adrian.
Benché le lettere di Santesson ad Adrian siano state distrutte, sono invece sopravvissute fino a noi tutte quelle spedite da Adrian. Tali carteggi forniscono molti dettagli, agli odierni studiosi, per capire meglio la biografia dei due fratelli Jansson.
Altre informazioni, sono tramandate in lettere spedite tra due amici gay dei Jansson, entrambi celebri pittori, Karl Nordström (1855-1923) e Richard Bergh (1858-1919) i quali spettegolavano spesso sui fratelli Jansson.
Ad esempio, nel 1903, con graffiante ironia si comunicano che Eugène e Adrian erano stati visti passeggiare pubblicamente a Sandhamn, elegante località estiva “alla moda” nei pressi di Stoccolma, con i loro giovani amanti proletari, subito scherzosamente soprannominati coi nomignoli di “Stomatol” (famosa marca di dentrifricio) e “Azymol”(dall’omonimo farmaco anti-schizofrenia). Forse perché l’uno era sdentato e l’altro un po’ troppo esagitato. Ciò dimostra anche quale esibizione pubblica, pur se discreta, facessero della propria omosessualità i due fratelli Jansson prima che esplodesse lo scandalo Santesson.
La classe sociale d’origine degli Jansson era quella lavoratrice e e solo con enormi sacrifici riuscirono a dedicarsi agli studi artistici. Grazie a ricchi mecenati (tra cui il principe reale Eugenio, anch’esso pittore e molto interessato ai dipinti di nudi, tanto d’acquistarne alcuni dai Jansson per la sua collezione) Eugène Jansson riuscì a farsi una posizione e a diventare molto noto nella vita notturna della capitale svedese.
Già il modo in cui si vestiva in estate, denotava la sua appartenenza a quel “milieu” dandy che all’epoca s’ispirava ad Oscar Wilde: cappello e completo bianco, cravatta gialla, fascia ai fianchi azzurra e ai piedi rigorosamente dei sandali. Tale completo, non solo omaggiava le tinte della bandiera svedese ma riprendeva pure i colori della divisa dei marinai per cui lui andava pazzo e che all’epoca era facilissimo rimorchiare dappertutto a Stoccolma.
Eugène Jansson (1862 – 1915) e Adrian Jansson (1871-1938)
sculptor Nils Santesson
Prince Eugen of Sweden (1865-1947)
Pittore ai bagni termali
Tra il 1900 e il 1903, Eugène Jansson si concesse per la prima volta dei viaggi al di fuori della Svezia. Andò a Parigi, poi in Italia ed in Baviera. Ad un amico scrisse che a Monaco aveva apprezzato più gli stabilimenti balneari che i musei.
In effetti, già in patria, aveva preso abitudine di recarsi fin dal 1890 nei bagni di acque calde termali marine nella zona di Skeppsholmen a Stoccolma, intorno alla quale erano stato costruito un elegante edificio in legno cui avevano accesso solo gli uomini. Lì si nuotava completamente nudi, sottolineando il parallelo del nudismo col contatto salutare delle forze rinvigorenti del sole e della natura. Bisogna dire che in quegli anni, una delle cause principali di morte in tutta la Scandinavia era dovuta a malattie polmonari e tubercolosi. Specie nel ceto povero che viveva in case umide e fredde. Lo stesso Jansson ne aveva sofferto da bambino. Per motivi “igienici”, s’erano sempre più esaltati i benefici salutari dei raggi solari. Tali bagni termali, erano frequentatissimi da atleti e marinai in transito. Vi si improvvisavano gare di tuffi ed esibizioni atletiche, col mero scopo di mettere in mostra il proprio vigore muscolare.
Il luogo divenne famoso, tanto da diventare tappa obbligatoria per i viaggiatori omosessuali di tutta Europa. Era noto, che se anche non vi si potesse fare sesso in loco, era posto d’abbordaggio facilissimo sia con i giovanotti etero che con i marinai pronti a prostituirsi pur d’arrotondare il loro misero salario. La cosa era risaputa, quanto garbatamente mascherata.
Jansson incominciò a recarvisi con carta e matita per farne degli schizzi dal vivo, divenendovi un personaggio assai noto e rispettato. Vi portava anche un amico fotografo, di fronte al quale senza alcuna vergogna tutti posavano nudi con estrema disinvoltura e naturalezza. Anche dalle foto Jansson poté trarre spunti per i suoi dipinti.
Dal 1904 iniziò a fare quadri che ritraevano questa specie di paradiso terrestre, con giovani atleti sinuosi e muscolosi, in pose assai lontane dalle sculture classiche che Jansson aveva ammirato e studiato nei musei italiani. Fino al 1907, però, non osò esporre in pubblico il suo lavoro. Quando lo fece, creò entusiasmi nel circolo omosessuale ma anche molto sconcerto tra i critici che continuarono a considerare il pittore come un dei più grandi paesaggisti dell’epoca.
Autoritratto ai Flottans Badhus, 1910. National Museum Stockholm
Eugène Jansson ai Flottans Badhus
Inserzione pubblicitaria per i Flottans Badhus, 1898
Flottans Badhus, 1911
Badtavla, 1908
Flottans Badhus, 1907. Thielska Galleriet Eugène Jansson mentre si tuffa nei Flottans badhus
Ragazzi che gareggiano ai Flottans Badhus
Eugène Jansson ai Flottans badhus; Col modello e amante Knut Nyman; Con l’amante Knut Nyman e altri due modelli seduti
Pittura al maschile
Il punto di non ritorno nell’opera di Jansson fu la grande tela con titolo “Nudo sulla soglia”, in cui dipinse un ragazzo nudo in controluce, nel suo studio, mentre esitava di varcarne la porta. Il titolo potrebbe essere considerato assai profetico, perché sulla parete di fondo s’intravede una delle grosse tele di paesaggi dipinte dal pittore. Simbolo d’uno stilema che ormai stava per essere abbandonato, in favore di ritratti di giovani atleti nudi, d’estrazione operaia.
Il ragazzo ivi raffigurato è Knut Nyman (1887-1946), del quale Jansson s’era innamorato perdutamente e con cui fece coppia fissa per anni. Il quadro è una vera dichiarazione d’amore e “suggello” della loro unione, perché il pittore firmò la tela, in basso, scrivendo “Jansson-Nyman, 1906”. Una doppia collaborazione, in arte e nella vita.
I due comparivano in pubblico sempre insieme, sia ai bagni che a manifestazioni artistiche ed in ristoranti eleganti. Se in serate ufficiali il ragazzo non era invitato, non c’andava neppure Jansson scatenando piccoli scandali.
Nyman prese residenza nello studio che Jansson aveva affittato, per comodità, vicino allo stabilimento balneare. E ci restò fino al 1913. Rifiutando di nascondere il suo rapporto con Nyman, il pittore sfidò le convenzioni restrittive, sociali e sessuali, in modo parallelo con ciò che stava facendo con i suoi nuovi dipinti.
Era lampante la tensione disinvoltamente omosessuale nelle sue opere. Specialmente nel modo in cui i giovani nudi interagiscono tra loro in gruppi di due o tre, mentre scambiano degli sguardi a bordo piscina e in piena armonia con la composizione coloristica generale. Particolare scandalo fece la libera esibizione di natiche e il modo assai realistico in cui erano dipinti i genitali. Senza comunque mai cadere nel volgare e pornografico, o nell’ossessiva pulsione maniacale.
Jansson vi si dedicava sinceramente ed onestamente come mai nessun altro pittore svedese aveva osato fare. Il tutto, tendendo allo sforzo di rappresentare l’energia, scintillante e vitale, della bellezza e della gioventù.
La scelta, poi, di rappresentare un luogo associato all’emergente cultura omosessuale è un’ulteriore indicazione della volontà di Jansson di farsi beffa delle convenzioni e leggi repressive allora vigenti in Svezia.
In seguito ritrasse i marinai nudi, incontrati ai bagni, nel suo studio con pose da atleti. In alcune tele vi figura, insieme, anche l’amato Nyman. Per il pittore, non solo era importante fare pose non “d’Accademia” stereotipata ma anche disporre di modelli non professionisti con cui avere un rapporto di sguardo diretto.
Da questo punto di vista, la sua opera ha molto in comune con il lavoro d’un fotografo ritrattista. E’ percepibile, immediatamente, la più completa intimità e fiducia tra pittore e modello.
Nudo sulla soglia (Knut Nyman )1906. Prins Eugens Waldemarsudde
Atleti, 1912. Prins Eugens Waldemarsudde
Ring gymnast I, 1911. National Gallery of Victoria, Melbourne.
Manlig aktstudie, sittande modell 1906-14. Bukowskis
Tre atleti in posa nell’atelier di Eugène Jansson (1911 ca)
Morte
Nel gennaio del 1915, Jansson fu colpito da un ictus e rimase con metà corpo paralizzato. In quel periodo, gli fu al fianco l’inseparabile e bellissimo modello Rudolf “Rulle” Rydstrom, che oltre ad essere un lottatore aveva studiato pure da infermiere.
Nei diari dell’amico Karl Nordström, fu annotato il resoconto d’una sua visita a Jansson infermo a letto. Esprimendo la sua sorpresa per le tenerezze eccezionali che Rydstrom mostrava verso il paziente. E di come Jansson fosse estremamente contento d’avvertirne la compagnia. Purtroppo, sei mesi dopo, Jansson ebbe una seconda emorragia cerebrale e morì.
Nel 2008, un autoritratto di Eugène Jansson fu usato sui poster pubblicitari per la mostra “Queer Desire, Power and Identity” al Nationalmuseum di Stoccolma. Un dovuto ringraziamento postumo, ma ufficiale, ad un aspetto del suo lavoro pittorico che i suoi contemporanei preferirono negare o ignorare.
Trackbacks per le News