Villa Caprile ha tante eccezioni. Per prima cosa si tratta sicuramente della scuola più bella del mondo, oltre che uno degli istituti agrari più antichi, fondato sin dal 1876. E’ oggi infatti sede dell’Istituto superiore Tecnico per l’Agraria A. Cecchi.
Ancor più straordinario è il fatto che la villa, così come si presenta a noi, a parte qualche piccola modifica dovuta al tempo e alla guerra, conserva praticamente il suo aspetto originale e può presentarsi come un autentico giardino all’italiana.
Ci sono altre ville a Pesaro : Villa Miralfiore di proprietà della FIAM, che ne ha voluto e finanziato il restauro e Villa Imperiale, capolavoro del Genga. Altre purtroppo sono sparite come il Parchetto, voluto da Francesco Maria I e disegnato dal Genga, oppure La Vedetta, fatta costruire da Francesco Maria II in cima al colle San Bartolo. Ma solo Villa Caprile mantiene pressoché inalterata la disposizione del giardino così come fu creato in passato.
C’è ancora un’ultima caratteristica che rende Villa Caprile eccezionale: rispetto ad altri giardini rinascimentali, può vantare la conservazione e il funzionamento di meravigliosi giochi d’acqua, motivo per cui è stata chiamata piccola Versailles italiana.
La storia della Villa
Villa Caprile è legata alla famiglia dei Marchesi Toschi-Mosca, ricchissimi mercanti di origini bergamasca, che vennero a stabilirsi a Pesaro nel XVII secolo. Qui il Marchese Giovanni Mosca comprò nel 1640 il possedimento detto Caprile, allo scopo di costruire una residenza estiva di svago. L’architetto è sconosciuto, forse si riadattò un edificio preesistente, ad ogni modo si costruì una villa imponente. Le sale di rappresentanza furono affrescate dal pittore Giulio Cesare Begni (1579-1659) che pensò, per il piano nobile, a soggetti mitologici ripetuti in otto stanze. Gli affreschi cercano di ricreare la suggestione di essere all’esterno, raffigurando piante, uccelli e altri animali. Restaurati da poco, oggi sono visibili in tutto il loro splendore.
L’altro importante intervento si deve al Marchese Carlo Mosca Barzi, poi continuato dal figlio, che nel 1763 decise di ampliare la villa. Uomo colto, filosofo e teologo giansenista, fondò un’accademia e una stamperia, nella villa fece anche costruire una cappella privata e riorganizzò i giardini. Sul finire del Settecento furono restaurati anche gli affreschi, da Ubaldo Geminiani, allievo di Giannandrea Lazzarini e fu aperta una Galleria adorna di stucchi e di altorilievi in perfetto gusto neoclassico.
Nel 1876 l’Accademia Agraria decide di acquistare la villa dal Marchese Mosca per fondarvi una scuola pratica di agricoltura, con l’impegno di non alterare la struttura. Nel 1904, per ampliare il locali della scuola, vengono costruiti i tre corpi di fabbrica dietro il palazzo originale, che circondano il cosiddetto giardino segreto. Con la riforma delle scuole del 1924, l’antica accademia si trasforma in Scuola Agraria Media. Per motivi economici l’Accademia agraria decide infine di vendere la villa nel 1925 alla Provincia di Pesaro. Durante la guerra la villa viene usata dai tedeschi come fortificazione e punto di riparo per armi e carriarmati, posteggiati nel secondo terrazzamento. Oltre ai danni ai giardini, le piante e agli alberi, per avere la visuale libera, tutti i cipressi del viale principale vengono abbattuti. La ricostruzione inizierà a partire dal 1946 e oggi Villa Caprile si presenta magnificamente come sede dell’Istituto tecnico agrario Antonio Checchi.
I giardini
La meraviglia di Caprile sono da sempre i suoi giardini, attrazione insieme ai giochi d’acqua qui nascosti. La villa si mostra, a colui che entra, con una serie di terrazze che oggi si percorrono a scendere, ma che originariamente obbligavano il visitatore a salire verso l’alto, fino alla villa vera e propria. Come un percorso di progressivo avvicinamento al proprietario e verso l’intimità della villa.
Il primo giardino che oggi s’incontra è quello tipicamente all’italiana: dalla balaustra ornata di busti si scende verso la prima terrazza, un giardino in cui i sentieri che tracciano schemi geometrici si incontrano al centro dove è collocata la vasca ottagonale, sormontata dal giglio fiorentino. Intorno, le aiuole di fiori dividono in quattro la terrazza, nessun albero se non le quattro palme, ognuna al centro di una delle aiuole. Questo giardino accoglie gli agrumi in vaso, che nella stagione invernale vengono messi in serra nella seconda terrazza. E’ qui che si trovano i giochi d’acqua tuttora funzionanti e già esistenti ancor prima delle ristrutturazioni settecentesche. Circondato da mura, che lo proteggono dai venti, il giardino termina con un balcone che si affaccia sulla seconda terrazza, oltre che su tutta la vigna di Caprile.
Il secondo giardino fu completamente riorganizzato alla fine degli anni quaranta a causa dei danni subiti durante la guerra. Aveva al centro la fontana chiamata delle Sirene, raffigurate nell’atto di dare fiato alle trombe (oggi danneggiate e manchevoli di più parti). Qui si trovano le serre dalle finestre verdi, in cui trovano riparo gli agrumi durante l’inverno. Il giardino è abbellito da colonnine e altre piccole sculture si trovano sparse sulla balaustra che affaccia sull’ultimo giardino.
Si arriva infine alla terza ed ultima terrazza, quella della Vasca di Atlante. Qui il giardino è molto più semplice, circondato da piante sempreverdi. In origine era adornato con piante aromatiche, oggi invece una bellissima quinta di lavanda crea un scia violacea di fronte alla fontana. In passato questo era il primo giardino che accoglieva il visitatore che entrava a Villa Caprile, dopo una lunga salita che era all’epoca l’entrata principale.
A questi giardini se ne somma l’ultimo in ordine di costruzione, quello segreto. Nel 1904, per dotare la scuola di nuovi spazi, dietro il palazzo principale fu creato un giardino segreto, che oggi ospita due voliere di colombe. Qui sotto ci sono le ampie cisterne che raccolgono le acque destinate poi ai giochi.
Oltre ai giardini Villa Caprile possiede una vigna, un oliveto, il roseto, il viale dei tassi e il teatro di verzura per un totale di 25 ettari di estensione, usato in buona parte come azienda agraria oltre che per le esercitazioni degli studenti della scuola.
I giochi d’acqua
Ma la vera sorpresa che Caprile nasconde sono i giochi d’acqua. Non si tratta di semplici giochi d’acqua come fontane o percorsi così come si possono trovare in ville rinascimentali o manieriste quali Villa Lante a Bagnaia, Villa d’Este a Tivoli, Villa Farnese a Caprarola o Villa Litta a Milano. Caprile, come poche altre ville in Italia (ad oggi solo Villa Garzoni a Collodi in Toscana e Villa Durazzo Pallavicini a Pegli in Liguria) aveva degli scherzi d’acqua progettati apposta per cogliere di sorpresa i visitatori. Sin da quando il giardino fu costruito, chiunque passasse da quelle parti voleva visitarli: passarono a vederli Stendhal, Casanova, il Duca Ferdinando IV di Parma e forse anche Rossini.
L’attrazione principale sono i piccoli teatrini acquatici nascosti nelle grotte rocaille, sotto la scalinata del primo piazzale. Nella prima c’è Nettuno, che mosso dalla spinta idraulica, scuote la testa e agita il tridente, seguito da tritoni, sirene, nereidi e altri mostriciattoli marini. Lo strano carillon comprende una stella a cinque punte, che gira al di sopra del corteo. Quando il visitatore crede di aver visto tutto, allora uscivano zampilli dall’alto, dal pavimento e dalle pareti. La seconda grotta è detta dell’Orologio, le cui sfere giravano allo scoccare di ogni ora e l’acqua zampillava da punti diversi. Fantastica la grotta detta Antro del Diavolo: azionata dall’acqua si apriva una finestrella dalla quale si affacciava l’automa di Lucifero, che roteava gli occhi e muoveva la lingua, gettando acqua dalle corna e dal forcone. Dall’altra parte della stessa grotta c’era l’Antro dei Ciclopi dove le loro figure in bronzo, animate dall’acqua, battevano sull’incudine.
Vari altri giochi prevedono zampilli che si azionano come scherzo in altri punti del giardino. Invisibile a prima vista, l’acqua spruzza all’improvviso sul passante che, ignaro, ha azionato senza accorgersene uno dei tanti meccanismi nascosti. Una menzione speciale merita la fontana di Atlante nell’ultima terrazza. Qui si poteva assistere al gioco dell’uovo: dal globo di Atlante usciva il getto d’acqua, sul quale danzava in equilibrio un guscio d’uovo.
Questo gusto per lo scherzo e il grottesco è tipico del Settecento: tutto era costruito per svagare e divertire in modo leggero e frivolo. Ma l’apparenza giocosa nasconde un lavoro idraulico complicatissimo. Un’opera di gallerie che si addentra per circa un miglio dentro la collina, convoglia tutte le acque delle piccole sorgenti. Raccolte poi al di sotto del giardino segreto, con un sofisticato sistema di tubazioni e rubinetti arrivano ai giochi d’acqua.
Al momento della mia visita i giochi erano spenti, ma vengono accessi ogni giorno durante le visite programmate nell’estate dalle 15,00 alle 19,00. Per avere un’idea dei giochi in funzione si può vedere questo video.
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Fonte: Bruno Bruni, Un giardino all’italiana a Pesaro, I beni culturali nel territorio, 1998.
Facebook: Eventi Caprile
Sito ufficiale: iiscecchi.gov.it
Prenotazioni visite e info: segreteria@iiscecchi.gov.it
Ringrazio la Dirigente Donatella Giuliani e la Prof.ssa Franca Gambini.
Giardino all’Italiana:
I giochi d’acqua:
Nettuno la balaustra dei busti
i tassi
Il giardino delle Sirene:
Il giardino di Atlante:
Gli affreschi:
Il giardino segreto: